10.12.07

-30 The Italian Job

Vi ho fatto attendere molto, un mese. Ma non è stata un'attesa vana. Questo è un blog sul lavoro, e io ho lavorato per voi.

Era questo un periodo della mia vita in cui tutta l'attenzione era rivolta allo stravacco e con gran perizia mi grattavo la pancia, curando certosinamente gli interstizi tra piega e piega, gli accenni di peli incarniti e altre formazioni cutanee che potessero arrecare disturbo all'ozio. Insomma uno di quei momenti oblomoviani in cui però, più che procrastinare diligentemente, evitavo di guardarmi attorno per non disperarmi e ripiegavo l'interesse sul mio ombelico. Poi un giorno una tizia mi chiama e mi dice che mi offre un lavoro in banca. "Ganzo!", mi dico io, "chissà l'effetto che fa averci scritto 'impiegato' sulla carta d'identità".
Fra l'altro il giorno prima mi avevano chiamato per dirmi che avevo vinto un premio. Lì per lì ho pensato che grattarsi la pancia forse portava fortuna. In realtà ho pensato che fossero entrambi due scherzi telefonici: nessuno ti premia, nessuno ti chiama e ti offre un lavoro. Però quelli del premio poi non mi hanno scritto, quelli del lavoro, invece, fissano un colloquio.
"Per conto di chi?"
"Siamo di lavoroperte.com, la chiamo per conto della Mediolanum".
Medio-l'anum, penso io. Ok, un lavoro di quelli che lasciano l'orma anale. Un'occasione imperdibile per studiare il nemico. O per spillargli uno stipendio [questo pensiero, forumulato in un rigurgito di ottimismo, fu presto soppresso dal pronto intervento del solito lazzaro/2].

Sotto la pressione di una ponderazione stringente, si aprono alcune possibilità ermeneutiche: a) mi vogliono vendere un master; b) mi offrono uno stage e forse poi-cioè-mai promettono di assumermi; c) stanno facendo ricerche di mercato. Così, senza troppe illusioni ma, tutto sommato, raggiante per la novità (o forse era perché quelli del premio mi avevano scritto per dirmi che l'avevo vinto davvero) mi avvio al colloquio.
Bene, al Punto Mediolanum Pisa incontro questa tizia che mi dice che non cercano solo laureati in economia ma anche in altri settori perché ci sono due rami professionali cui sono interessati, che devo rispondere ad un questionario psico-attitudinale online e che ci vediamo lunedì 10 dicembre per una giornata formativa - "In abito formale, giacca e cravatta, mi raccomando. E a pranzo sarà nostro ospite".
Cazzo, allora non mi volevano vendere niente. Sono un po' stupito: ci sarà una selezione. Pare una roba seria. Siccome sono una puttana dentro, non mi faccio grandi problemi a lavorare per il 37% per Berlu$ca. Tanto posso smettere quando voglio.
Insomma vado a Roma, ritiro il premio, torno a Pisa e vado al colloquio, previa compilazione di un test psico-attitudinale agghiacciante. Una di quelle robe dove devi auto-attribuirti dieci dozzine di aggettivi, declinati secondo varie accezioni, con un punteggio da 1 a 5. Potete vederlo qui. {mi sono permesso di creare tale Giulia Manchini, residente in Corso Vittorio Emanuele 38 ad Ancona, nata il 7/6/1983, commerciante, con altrettante informazioni fittizie al solo scopo di risalire al frame di generazione della pagina, che trasmette i dati in maniera cifrata da FamilyBanker a selfmgmt.com. Qualora non riusciste a caricarlo, vi prego di segnalarmelo}.
Qualsiasi cosa stia per accadere, Lunedì 10 dicembre alle 9 sono uno strafigo in pantalone nero, camicia grigia, cravatta grigioverde, giacca notte, cappotto grigio e sciarpa di pashmina nera e verde che si avvia al suo colloquio di lavoro in Medio l'anum. Sono perfetto. Se non mi assumono come gestore delle risorse umane mi prendono almeno a leccare fiche, cazzi e culi.
Lo nostra formatrice è di Pontedera. È una di quelle che a guardarla non le affideresti neanche gli scarti della lavorazione della soia, figuriamoci i tuoi risparmi. Ma è geniale. È la mediocrità ammantata di piume di pavone. E si esordisce con il fantastico "cosa ti aspetti da un lavoro?", e giù tutte e tutti, me compreso, a lanciarsi in ambienti di lavoro piacevoli, relazioni, dinamicità, comunicazione, possibilità di carriera e remunerazione adeguata. Siamo tutti lì a compilare i nostri profili, a scrivere le nostre presentazioni, a promuovere le nostre qualità. Alle 10 del mattino 10 neolaureati o quasi stanno cercando di vendere se stessi con l'entusiasmo di Mara Carfagna e la grinta di Gabriella Carlucci. Per le quattro ore successive siamo bombardati di Piani di Accumulo di Capitale, gestione del risparmio, fondi sovraperformanti e videoclip rockeggianti che hanno per protagonista Il Fondatore, Ennio Doris. Un clone del Berlu$ca, nato dall'incrocio di uno spermatozoo di $ilviodoro con uno spermatozoo di Sandro Bondi in un ovulo al botulino. La parola "strategia" viene ripetuta ossessivamente, fino a perdere di significato e significare tutto. La strategia è tutto e tutto è strategia.
Stando alle parole della nostra tutor, l'azienda è fantastica, la banca è avanti, siamo nel terzo millennio. Video, musica e dati formano un mix straordinariamente convincente, dopotutto è tutto made in Mediaset, mica noccioline! Io la guardo, la fisso, pondero: darling, se mi dai 45 minuti decostruisco il tuo mito del futurismo riproduttivo, il tuo stile di vita, il tuo orientamento politico e il tuo orientamento sessuale. Secondo te quanto tempo ci metto a decostruire le informazioni che mi stai dando? Ma accantono, perché mi sto vendendo. E allora via di elogi e sperticamenti per la grande analiticità e capacità di diagnosi delle esigenze del cliente con modelli bancari e finanziari flessibili e strumenti innovativi.
Durante la pausa pranzo il dubbio serpeggia tra tutti. Si diffonde, ci contamina: ok, bella la carota, ma dov'è il bastone? Tanto lo sappiamo che state solo prendendo la mira per ficcarcelo dolcemente su per il culo, senza vaselina.
Dopo altre due ore di seminario scopriamo che a Milano, se dovessimo passare la selezione locale, ci sono 4 giorni di master ad attenderci, e i migliori docenti dell'Università Cattolica pronti ad accoglierci a gambe aperte... o erano le braccia? Non ricordo. Forse le gambe aperte sono le nostre, mah! Noi, loro, voi, tu... non ci si capisce più niente. Nella girandola di parole siamo quasi già loro, forse no, solo in parte. Ci divideranno in azioni? I confini pronominali sfumano. A suo modo è tutto molto queer.
Merda! i docenti della Cattolica? I docenti della Cattolica insegnano a noi come vendere pensioni integrative?! E io che pensavo di essere una gran puttana... non c'è santi, i preti si prostituiscono troppo meglio di tutti gli altri. E rischio che se la secolarizzazione dovesse crescere potrebbero saturare il mercato del sesso. Merda.
Dopo sette ore, quando guardo alla nostra tutor vedo distintamente la sua unica cellula neurale. Colpita da alopecia da stress, la cellula sta cantando Help!, Help me if you can I'm feeling down/ And I do appreciate you being 'round/ Help me get my feet back on the ground. Aiuto! Aiutami se puoi mi sento una down/ E apprezzo che tu sia tondo/ Aiutami a rimettere i piedi a terra. È una cellula impazzita. Peccato che sia l'ultima :spallucce:
La tutor invece sta cantando Venus, interpretando la proiezione che ha di sé. Tesoro, non sei sotto le telecamere di mariadefilippi: non pensare a come vieni in video, pensa a quello che dici! Ma niente, ha completamente invertito la relazione metonimica mondo/televisione e se prima la televisione raccontava il mondo, adesso il mondo si racconta come se fosse in televisione. D'altra parte a Medio l'anum hanno la TV aziendale che gli dice cosa fare {e come non apprezzare lo sforzo filologico? Loro fanno riferimento al Grande Fratello di Orwell, mica a quello di Endemol}.
Arriviamo al sodo (sono le 17,30) - l'offerta di lavoro è la seguente: Family Banker (TM).
Noi investiamo su di voi e vi formiamo. Vi diamo un piccolo incentivo economico per sostenere le spese (non uno stipendio, ma un contributo forfettario) e iniziate a studiare in Accademia dopo il master a Milano. L'Accademia vi forma, con lezioni da lunedì a venerdì, tutte le mattine, a fare gli agenti in amministrazione finanziaria UIC e vi dà un mandato ISVAP da produttore assicurativo. In pratica raccogliete clienti e gli fate aprire e usare un conto corrente mediol'anum. Una roba tecnologicissima fantastica innovativa moderna dinamica ggiovane previdente avanti con messaggini, roba gratis, rendimenti da capogiro, quindicimilasportelli e una bambola gonfiabile in regalo alle prime cinquanta telefonate.
Carote, carote, carote, carote carote carote soltanto carote, carote per noi.
Poi, ottenuti i clienti, passate alla fase di gestione: altri sei mesi in Accademia (tra un test e l'altro) e fate l'esame per diventare Promotore Finanziario. E se lo passate subito e con il massimo vi diamo anche una borsa di studio. È tutto meritocratico. È tutto fisso. È tutto chiaro e scritto. E voi siete dei lavoratori autonomi a partita IVA senza nessun rapporto formale con l'azienda: voi vendete il marchio e rappresentate Medio l'anum. Così l'azienda non paga i contributi e qualsiasi cosa vi succede sono cazzi vostri perché siete liberi professionisti. Aprirete la vostra filiale personale. Voi siete la vostra filiale personale. Voi vi aprirete. A questo punto è chiaro a chi è che tocca aprire le gambe. Vi aprirete e troverete clienti: se aprite uno studio commercialista chi invitate? se aprite un negozio di fiori come fate l'inaugurazione? ecco, una filiale di banca è uguale: prendete tutti gli invitati possibili al vostro matrimonio e gli vendete un conto corrente, gli fate vedere quant'è vantaggioso, l'accensione è gratis, loro lo tengono, lo usano, e voi intascate 100 euri per il semplice fatto che avete fatto aprire e usare un conto.
100 euri sono 3-4 pompini. 2 se ricevi in casa. in nero. a parità di rischio e senza doverli fare a quelli che inviteresti al tuo matrimonio. Che poi spompinare gli invitati al tuo matrimonio può essere anche originale e piacevole, ma è così poco signorile {o "così poco signorile"}, figuratevi come dev'essere vendere conti correnti e previdenze integrative a quegli stessi invitati... Ad ogni modo, dopo che siete stati ammessi all'Accademia l'azienda continua ad "investire" su di voi: Medio l'anum vi organizza e appoggia la sponsorizzazione, gli aperitivi, le cene di gala e le feste di apertura della filiale. Le feste di apertura della filiale sono quei party in cui i fuochi d'artificio vi esplodono in faccia quando aprite il culo. Ed è già Mi-dia-l'anum.
E te glielo devi dare tutto, fino all'ultimo centimetro di colon retto: campi, da bravo lavoratore autonomo, delle provvigioni rimediate dai conti dei clienti, e in particolare dai prodotti collegati - che significa, papale papale, che fai la cresta a quello che i clienti rimediano con i fantastici prodotti finanziari della banca. Ma la banca, a tale scopo, ti fa la strategia individuale, il Piano d'Inserimento Personalizzato, o PIP. Il PIP è un modo di deprimere tutte le tue competenze e la tua storia formativa per cannibalizzare le tue reti sociali, amicali e parentali, succhiare da esse fino all'ultimo centesimo e mettere in valore i tuoi affetti. Sei socievole? Sei meritevole di fiducia? Benissimo: Mi-dia-l'anum è la risposta. Sulla base del rapporto di fiducia - eufemismo per indicare il rapporto che lega la gazzella debole al leone che la sbrana col sorriso - loro soffiano i clienti ad altre banche, accrescono le masse finanziarie e la raccolta netta, realizzano profitti e te ne danno una parte nella forma appunto di provvigioni. Tanto smetto quando voglio. Vuoi cambiare lavoro? Ti ritrovi con un PIP: i clienti sono i loro, tu non hai nessuna professionalità, nessuna formazione che non sia Mi-dia-l'anum e tutto quello che hai realizzato resta in mano a loro. Il tuo lavoro diventa la tua tomba. I tuoi amici diventano i loro clienti. Una grande strategia di penetrazione.
In effetti, quando il foglio n°2 mi chiede cos'è che posso dare alla banca, mi viene in mente inevitabilmente il culo. Ma ingoio anche stavolta - a suon di pompini si è oramai allenati - e andiamo avanti, verso nuovi orizzonti, dove nessun bastone è mai giunto prima.
Eh già, perché pensavamo che fosse finito qui, ma ci illudevamo. Ci pareva già abbastanza surreale che cercassero di venderci la professione di venditore; trovavamo ripugnante l'etica aziendale che, ammantandosi di una presunta deontologia, ci voleva trasformare in predatori sanguinari pronti ad azzannare alla giugulare l'anziana risparmiatrice che vuole lasciare in eredità due soldi ai nipoti; il ritornello "siamo tutti nella merda, quindi quella che vi offriamo è una grande occasione" ci aveva nauseati (e poi, tesoro, lo sappiamo e ricordarcelo è solo una caduta di stile); eravamo stati mossi a compassione da quell'unica cellula neurale impazzita; non capivamo ancora perché cercassero dei laureati in qualsiasi campo per fare il lavoro di Wanna Marchi; volevamo realizzare una sequenza porno-trash in cui eiaculavamo in gruppo in faccia a Ennio Doris, contro il muro su cui venivano proiettati i suoi spot "la banca costruita dietro di te", e poi scopavamo tutti insieme in una grande orgia usando il budello della tutor come preservativo vintage, dopo averla uccisa conficcandole in testa il proiettore e avendole schiacciato le tette chiudendole violentemente nel portatile con il pauerpòint. Evidentemente tutto questo non era abbastanza, perché gli ultimi venti minuti sono dedicati alla spiegazione di cosa valutare per rispondere alla fatidica domanda "vuoi lavorare con noi?". Lo scopo non è farti dubitare del "no" che vuoi sbatterle in faccia da circa otto ore, ma farti sentire un fallito mentre lo fai. Già, perché loro ti hanno dato dei dati oggettivi, quindi tu devi valutare su dei dati soggettivi che però sarebbe meglio se si adeguassero ai loro standard di soggettività. In ogni caso sei consapevole che loro hanno i tuoi dati, il tuo curriculum, il tuo profilo psico-attitudinale e una loro valutazione su di te, tutte cose che non vedono l'ora di contrabbandare a terzi, continuando ad arricchirsi. A questo punto ci sono tre strategie di uscita:
i) continui a fare la puttana. Dici "sì" e dai il peggio di te stesso per motivare l'assunzione, anche se sai che nessuno proprio ti sta assumendo né ci pensa lontanamente.
ii) torni alla tua vita normale. Dici "no" e, con qualche motivazione un po' irritata, consegni il foglio, ti alzi e te ne vai.
iii) ti rigeneri. Dici "no, perché volevo solo dormirle addosso e dintorni, dintorni disumani, dintorni di cannibali, dintorni ad una tale competizione individualizzante che neppure il peggior lettore di Smith". A questo punto non hai ideato una sequenza porno-trash. A questo punto hai staccato il braccio della tutor e ti ci stai facendo una sega, mentre l'altra estremità è ficcata nella bocca attonita del responsabile di filiale, che inghiotte sangue e cartilagini mentre l'osso scheggiato gli devasta la gola come avesse inghiottito un cilicio. La tizia che ti ha fatto il colloquio pende dalla cassetta dello sciacquone riempito delle sue budella e il getto di vapore della macchinetta del caffè si sta inculando il responsabile all'ingresso, che sfoggia il sorriso paralizzato di Doris mentre l'aria calda risale facendo canticchiare al cadavere i motivetti degli spot che ti hanno torturato tutto il giorno.
Perché neppure i colloqui di lavoro possono dirsi immuni dall'eterogenesi dei fini.