19.11.08

-18 Le spine senza le rose

Nella bottega della gioia ci sta un prestigiatore. Basso che fa anche un po' il buffone, e ride e ride e ride. Il prestigiatore della gioia sorride e ti fa un trucco. E dove non c'era niente appare una rosa, e tu il trucco non lo vedi ma ci credi. Ché la rosa è senza spine, e il trucco - dici - è tutto lì.
Ora io mi chiedo, e chiedo a te, ma le spine dove stanno?
Già.
La rosa senza spine e le spine senza rose.
Mah.
Mi prende la perplessità. Insomma, voglio dire: bisogna controllare, tante volte uno sulle spine ci cascasse. Sai che male? Alla fine mi son messo a cercare, ché dal dubbio non dormivo. Finché una sera, furtivo, aggiro il prestigiatore e quatto quatto nel retro m'infilo.
Stupore!
Delle spine non c'è traccia.
Ohibò, penso, e Alla faccia!
questo è proprio uno stregone,
altro che prestigiatore!
Così però mi prende il timore che lo stregone m'abbia visto coi poteri, gli occhi dietro la testa o quelli di un topo amico tra le pieghe del tendone. Vabbe', mi dico, tanto fuori fanno festa e il danno è fatto: tanto vale pedalare, continuare a rischiare, indagare, spiare e magari riuscire a copiare 'sta magia della rosa senza spine.
È tutto un caos di pozioni e flaconi, fusti e bidoni, casse e cassoni. Ma spine niente. Non una in terra, dietro un fiasco, su di un alambicco, nel pestello. Né però trovo le rose. Magari un petaluzzo, una fogliolina, stami, pollini o boccioli. Niente.
Ma allora ditelo no? è un prodigio! non c'è trucco e non c'è inganno! Signore e signori, lui dal nulla crea le rose senza spine! Due dosi d'ingredienti et voilà, una rosa apparirà.
Ma che usa che usa che userà mai questo stregone? E mi metto lì a rovistare tra i volumi, ci saranno pagine di incantesimi, ricette di magia, apritisesami e abracadabre. Trovo elisir di gioia e fiaschette di godimento, mantelli dello splendore e stoffa delle tasche piene, c'è il minimarket delle meraviglie - per chi se le può permettere, beninteso.
Ma io voglio gl'ingredienti!
Eccola lì, la cassa di ferro vellultato con scritto INGREDIENTI spalancata davanti ai miei occhi mentre lui è fuori a fare i suoi prodigi e intascar quattrini. Piena di barattoli, con le componenti base della magia davanti a me. Li tiro fuori uno dopo l'altro, incredulo, sempre più stupito.
Ecco, il primo, un fluido rosso vivo. L'etichetta dice:
dolore di coppia separata dal lavoro inseguito
E poi nel secondo, a grana fine, polvere di contratto, biancastra e fragile.
Il terzo è grosso e pesante, sembra petrolio ma vibra come un fischietto. Leggo:
distillato di paura nel buio urbano desolato
Col cuore in gola continuo, un barattolo che ronza e fischia e trema sembra vuoto, l'apro. È eco di grida domestiche. Ho i brividi al cuore.
Ci sono fumi di speranze infrante. Nella scatola di legno trovo cuore di mamma, a pezzettini. Ecco brandelli del morto bianco. Stillicidio del degente. Succo di cervello in cattività. Raccolti su uno schermo trovo gli occhi di bambina incantata. E questa lunga striscia, che non capisco che sia... sessanta centimetri di vita.
Ceneri d'accampamento.
Ultima esalazione di pensionato strozzato.
Vapori di risparmi.
Essenza di affetti stroncati.

Eccoli gli ingredienti della gioia dello stregone.
Quante spine per un trucco da prestigiatore.

24.10.08

133 morte bianca

(Atrio della facoltà di lettere e filosofia, Pisa - 22/10/2008)

studio per un cherubino

acqua, cellophane, imbottitura di piume, finto sangue, nastro, 133 scarti di macelleria

courtesy of Lazzaro&Lazzaro avemariagratiaplenadominustec_ (Firenze, 1999)


Cherubino, s.m.
1 TS teol., nell’Antico Testamento, angelo che ha il compito di intercedere presso Dio | al pl., spec. con iniz. maiusc., secondo la concezione medievale dell’universo, le creature celesti che costituiscono il secondo coro del Paradiso.
2a CO estens., angelo, raffigurato spec. con la chioma bionda e le ali aperte;
avere una testa da c.: avere i capelli biondi e ricci.
2b CO fig., bambino o fanciullo di bellezza delicata.


Oltre che simbolo dell'ateneo pisano, ne è il suo massimo riconoscimento accademico. Qui lo abbiamo liberamente reinterpretato alla luce della riforma in atto. Senza alcuna ironia: non c'è niente da ridere.



4.10.08

Favola del Fiorco e della brufagna

C'era una volta, in un paese piccolo piccolo, un villaggio chiamato Mora. Mora era un posticino come tanti altri, pieno di gente che più o meno lavorava, che più o meno stava bene, che ogni tanto litigava ma che in fondo, sotto sotto, si amava. Ma Mora era un po' speciale, perché appena fuori dalle sue mura abitava il Fiorco.

Il Fiorco era tenuto un po' in disparte dagli abitanti di Mora perché era pur sempre uno strano: l'incrocio tra un fiore e un orco è infatti cosa ben rara, si sa. Loro lo avevano in simpatia, e lui in effetti spesso li divertiva e allietava le loro giornate e, soprattutto, le loro serate con piccoli spettacoli e qualche graziosa opera d'arte. Nell'intimo, però gli abitanti di Mora erano un po' diffidenti, perché il Fiorco non gli somigliava affatto: innanzi tutto era un po' più bello di tutti loro, e così i giovani di Mora erano un po' invidiosi, e poi lui ogni tanto scompariva, se ne andava via con altri Fiorchi e nessuno sapeva che facessero insieme. In effetti, era difficile credere che ci fossero altri Fiorchi: a Mora tutti pensavano che il Fiorco fosse solo lui, così quando si allontanava dicendo che andava a trovare altri amici Fiorchi tutti diventavano un po' sospettosi.

Finché il Fiorco un giorno non andò al municipio di Mora e chiese di diventare anche lui un abitante di quel villaggio. Perché col tempo chiaramente il paesino era cresciuto e ora le case erano così vicine alla sua che il Fiorco si sentiva un po' parte di Mora.

La capa dell'ufficio Residenze del municipio era all'epoca la signorina Pompi, Mara per gli amici che la chiamavano per nome. Era lei a seguire tutta la burocrazia degli abitanti, e sin dall'inizio la sua precisione e il suo rigore l'avevano resa famosa: la Mara di Mora era nota in tutti i villaggi vicini per la sua efficienza. Era anche troppo efficiente. Il pescivendolo dovette quasi chiudere perché la signora Pompi diceva che il puzzo del pesce dava fastidio ai passanti, il fioraio dovette trasferirsi vicino al pescivendolo per coprire il suo odore, e infine il farmacista fu messo a produrre calmanti sottocosto per tutti e due. Insomma, presto fu chiaro a tutti che la Mara non solo stava approfittando della sua nuova posizione nell'assegnare alloggi, case e residenze, ma stava anche facendo un gran caos, così fu subito ribattezzata L'Amara Dimora. Nessuno però osò dire niente, perché lei nel frattempo era diventata la preferita di Nato, un tipo così carino e così educato che il suo parere contava moltissimo a Mora e al quale piaceva tutto quell'ordine pensato dalla Pompi.

Quando il Fiorco se la trovò davanti fu preso un po' dallo sconforto. Lei gli disse subito che, essendo dopotutto uno straniero, non poteva diventare un cittadino come tutti gli altri. Era necessario che facesse qualcosa di speciale per fugare i sospetti di tutti gli altri abitanti di Mora. Il Fiorco pensava, pensava, pensava e non gli veniva in mente niente, niente di niente: lui faceva solo spettacoli e opere d'arte! Scrisse un'opera per celebrare Mora, e niente. Dipinse un grandissimo quadro di Mora, e non bastò. Non funzionarono poesie, odi, canti, sculture né tragedie corali alla maniera degli antichi né progetti di palazzi alti come montagne. La Mara gli diceva sempre che non bastava e così il Fiorco era sempre più abbattuto.

Finché non scoppiò un'epidemia di brufagna.

Bisogna dire che tutti sapevano che prima o poi sarebbe arrivata la brufagna, ma nessuno in realtà se l'aspettava. Le brufagna colpì tutti indistintamente, colpì persino Nato Re (Re era il cognome di Nato, anche se non l'abbiamo detto prima) e tutti i notabili di Mora e nessuno fece più vita. Non era una malattia grave, solo non ci si poteva sedere più. Perché la brufagna faceva spuntare tantissimi brufoloni proprio sul didietro, così fastidiosi e sensibili che il minimo strofinìo era subito un dolore lancinante, di quelli che ti fanno veder le stelle. Tutti, a Mora, dovevano stare in piedi. E si capisce quanto può esser stancante stare sempre in piedi, e quanto s'innervosissero gli abitanti. In poco tempo a Mora erano tutti diventati litigiosissimi. Ma non il Fiorco. Il Fiorco aveva la soluzione, così per ingraziarsi la Mara e avere la cittadinanza andò dal signor Re, così influente, e gli mostrò la soluzione. Non aveva una cura per la brufagna, ma aveva un coso per stare seduti senza poggiare il sedere.

“E come fai?” gli chiese Nato facendo tanto d'occhi.

“Uso questo!”, e il Fiorco tirò fuori un affare di gomma, lungo lungo e con una ventosa per attaccarlo un po' ovunque “Con la ventosa lo attacchi da qualche parte e poi lo stringi fra le natiche, lì in mezzo dove non vengono i brufoloni, così puoi stare appoggiato e non tocchi mai la sedia. Non curerà la brufagna, ma finalmente tutti si potranno riposare!”

“E come si chiama?”

“Boh, gli amici Fiorchi che me l'hanno fatto conoscere lo chiamano dildo”

Nato fu subito entusiasta della proposta, afferrò il dildo e chiamò subito Mara perché gli assegnasse un terreno per una fabbrica. Lei chiese in cambio un accordo e fecero una joint-venture e si costruirono le Re Nato&Pompi Mara Industries e la Pompi-Nato Distribution Ltd., che produssero e distribuirono decine di dildo chiamandoli “DildoRè”, così, tutto attaccato.

In un attimo a Mora non si parlava d'altro che dei DildoRè. Tutti li compravano, ognuno aveva il proprio. Ce n'erano attaccati alle sedie, agli sgabelli, alle poltrone, ai divani e persino ai muri per potercisi appoggiare. Era tutto uno strizzar di natiche. Fu così che, stringi che ti stringi, il muscolo iniziava a dolere, e più il muscolo s'affaticava più si rilasciava, e più si rilasciava più il DilDoRé premeva, premeva lì, proprio lì tra le ch... sull buco del c... be', sì, insomma, avete capito. E la gente di Mora già si stava arrabbiando con Nato e Mara per avergli venduto una cosa che non funzionava proprio, che aggiungeva strazio allo strazio, e Nato e Mara scaricarono subito la colpa sul Fiorco: “E' stato lui ad avere l'idea, lui e i suoi amici Fiorchi che gliel'hanno suggerita”.

E così il Fiorco non ebbe la sua cittadinanza e anzi gli fu detto che era pricoloso per quelli di Mora, e che adesso sarebbero stati ancora più sospettosi. Gli abitanti si tennero la loro brufagna e la loro diffidenza, tutti sempre dritti e sempre stanchi e sempre a litigare. Gli unici che c'avevano guadagnato erano Nato e Mara, che adesso erano ricchi sfondati e se la godevano alle spalle di tutti quelli che avean preso per... i fondelli!

16.9.08

conversioni all'immagine

Ho scoperto che avevo un'anima.
L'ho vomitata stanotte.
Ve la faccio vedere in cam?

6.8.08

Decisioni di un segretario mancato

L'analisi delle registrazioni carpite con i nostri strumenti e progressivamente liberate del rumore di fondo ci consente di proseguire con l'ennesima hit della colonna sonora di questa tormentata estate canora del pierrecì.
In esclusiva per il pubblico di questo angolo della rete, ecco le franche confessioni di Nichi Vendola qualche attimo dopo il voto congressuale.

(sulle note di vengo dopo il tiggì)


Ferrero me l'ha detto
l'accordo è stato fatto
ancora un quarto d'ora
e dopo è il lutto
Oh Oh Oh! L'ha detto
Oh Oh Poi... è il lutto
Tu sei così marxista
parecchio leninista
però sei un poco troppo stalinista
Oh Oh Oh! marxista
Oh Oh O-! peraista

E allora Paolo quando vieni a amministrare qui con me
ché nelle Puglie e 'un ci governi mi'a te!
Ma sì!
Mi tessero nel piddì
Mi tessero nel piddì
Forse nell'iddivì
T' ho detto sì!
Mi tessero nel piddì
Mi tessero nel piddì
Mica col piddicì
piddì piddì piddì piddì
vengo e rimango lì
anche con essedì
piddì piddì piddì piddì
vengo e rimango lì
anche con essedì

Io non sarò normale
pratico il sesso anale
ma il resto pare assai
così banale
Oh Oh Oh! Anale
Oh Oh Oh! A-normale
E' colpa di Maurizio
Acerbo non mi sfizia
che tutto certo fa ma non negozia
Oh Oh Oh! Maurizio
Oh Oh Oh! Non negozia
E allora Claudio se fa il salto
o non fa il salto non lo so
s'e' fatto tardi e ancor più tardi non si può
Ma sì!
Mi tessero nel piddì
Mi tessero nel piddì
Forse nell'iddivì
T' ho detto sì!
Mi tessero nel piddì
Mi tessero nel piddì
Mica col piddicì
piddì piddì piddì piddì
vengo e rimango lì
anche con essedì
vengo e rimango lì
anche con essedì

4.8.08

Ballata dell'elettore pentito

La nostra pausa estiva continua con le ultime hit estratte dalla colonna sonora originale di "Beghe di Partito". Stamattina vi proponiamo la portentosa Ballata dell'elettore pentito, confessione tragica di un popolo di orfani.

(sulle note di ma non ho più la mia città)

Venne il giorno che gli dissi
pierrecì tu non mi basti
al governo cos'hai fatto
come hai speso il tesoretto
e volevo ripartire
dal consenso già raccolto
per potere riaprire
quel programma ormai sepolto
chiuso con delle catene
pieno ormai di ragnatele

Mi dicevi da sinistra
senza falce né martello,
col partito comunista
ed un verde ambientalista,
- se Di Pietro avrai votato
la sinistra avrai perduto.
Ma il Caimano era vicino
Il Caimano, il Caimano
era questo sai il mio sogno
di sconfiggere il bisciùn

Non sto più governando
Non sto più criticando
e non ho più il mio pierrecì.
Non è cambiato niente
tutte le notti aspetto
ancora una costituente.

E così votai per Walter
mi fottevo di paura
ripensando al tesoretto
non sia mai del Cavaliere
E così arrivò in quel posto
e da allora son dolori
Ora sei l'ultima spiaggia
ma la fine ti minaccia.
E ogni notte mi consumo
a svegliarmi tra i rimorsi.

Non sto più governando
Non sto più contrattando
e non ho più il mio pierrecì.
Non e' cambiato niente
tutte le notti aspetto
ancora una costituente.
Non sto più governando
Non sto più lavorando
e non ho più il mio pierrecì.

A lavoro va già male
nella busta sempre meno.
Del lavoro mal pagato
si rimedia solo a nero
ma le morti sono bianche
e per terra c'è del sangue
penso ancora alle parole
scritte in alto sul giornale:
cade dalle impalcature, moglie muore a casa sola.

Non sto più governando
e ancora sto lottando
ma non ho più il mio pierrecì.
Non e' cambiato niente
tutte le notti aspetto
ancora una costituente.
Non sto più governando
e ancora sto lottando
ma non ho più il mio pierrecì.

2.8.08

Povero Cretino

In via esclusiva, grazie ai nostri potenti mezzi, abbiamo qui l'onore di pubblicare i duetti segretamente intonati sabato scorso a Chianciano Terme dall'ex Ministro con i principali esponenti delle altre mozioni.
(sulle note di brivido felino)

[Grassi, Pegolo-Giannini, Bellotti, De Cesaris-Russo]
Ormai avevo pensato
di non votare più per te
invece vedo il canaio
che hai messo su stasera per Nichi.
Provo a fare finta che
ti modero un po'
ma in fondo poi perché?
Qui è già calda l'atmosfera
io con te stasera ci sto.
Come un povero cretino sento che mi vuoi
la luce del marxismo spande su di noi
il partito è qui che trema
lego le tue mani
mi chiami, mi chiami,
Paolo lo so
ora che anche tu mi vuoi.

[Ferrero]
Adesso mentre mi voti
capisco che mi piaci perché
[gli Altri] - che ministero fu con te! -
è cinquantuno davvero
i voti che speravo per me.
Provo a fare finta che
ti scavalco ma
il gioco mi delude,
è già calda l'atmosfera
da te vorrei stasera di più:
come un povero cretino sento che tu puoi.
Sconfitto Nicolino brucia qui per noi.
C'è il partito qui che trema
leghi le mie mani, mi voti mi voti.

[gli Altri]
Come un povero cretino ora che tu sdai
ti sento stalinista vero come sei
ho l'impulso di fermarti
ma tanto non potrei
se ti scopri trotzkista come tu sai
e ti sento che mi vuoi

[coro]
povero cretino
povero cretino
povero cretino
povero cretino

[gli Altri, insieme]
Come un povero cretino,
io potrei immolarmi da adesso
per come svolti e ti dai

[la 2]
scomparremo come il PSIUP

[Massimo D.]
ce n'è voluto di tempo

12.7.08

-19 Pregiudizi

i comunisti mangiano i bambini
anche quelli rom

-20 insensibile alle sfumature

siccome non riesco bene a distinguere tra te e la scimmia, sono vegetariano per evitare di mangiarti
sono certo che, quando un kit portatile per l'analisi del DNA sarà disponibile su ebay a prezzi abbordabili con un salario precario, potrò smettere di essere vegetariano
se hai a cuore il mio problema - cioè se vuoi che non ti mangi per sbaglio ma insisti perché io mangi carne - fa' qualcosa
se pensi che potrei imparare a distinguere tra te e la scimmia, fa' qualcosa
ma non ti impegnare troppo con le distinzioni: potrei finire col mangiare i pesci, le scimmie, i rom e non te
o forse ti aspetti proprio questo?

un vegetariano all'attacco

La formulazione approssimativa della faccenda potrebbe essere, all'incirca: quando tieni una condotta eticamente orientata ma difforme dall'etica dominante, la struttura fondamentale delle obiezioni si articola lungo le linee della coerenza. Ad esempio:
"perché, se sei vegetariano, mangi le uova/i formaggi/usi pelle e pellame/le piante se non sei certo che non soffrano?"
"perché Greenpeace difende le balene ma non fa una campagna contro le centrali a carbone in Cina?"
"non faccio l'elemosina a lui sennò la dovrei fare a tutti..."
L'effetto è banalmente ottenuto mediante l'assolutizzazione e l'universalizzazione di un comportamento. Qualsiasi sforzo di cambiamento o di alterità mediana è bollato come insufficiente, cioè aggredito sulla sua tenuta logica, sul gap presunto tra ideale e capacità di metterlo in pratica: "non sei abbastanza aderente a quello che predichi". Il gioco è evidentemente reso possibile da un insieme di pregiudizi, per cui tutti sanno come e perché si comporta un vegetariano o greenpeace o un buddhista. Quello che perde, qui, è il vegetariano frontale, quello che al consesso di sarcofagi si autoproclama tale aspettandosi rispetto: il vegetariano che vota PD. Dopo l'autoproclamazione scatta inevitabilmente il vaglio critico, e un'intera tavolata dà al nostro dell'incoerente (quale effettivamente è). In alternativa dalla tavolata potrebbe partire lo sberleffo, che è fascista e contro il fascismo storicamente ha funzionato solo una cosa...
E allora la faccenda si potrebbe così riformulare: come fa un vegetariano a dire di essere vegetariano senza dire "io sono vegetariano"?
La soluzione del problema semiotico aprirà la strada a nuove strategie politiche, strategie che non prevedono il PD.

Elementi ulteriori (post scriptum):
a) non riesco a capire da dove viene fuori una cosa, un pregiudizio che mi pare cruciale, quello cioè per cui chiunque, per il semplice fatto di fare scelte diverse, dovrebbe dimostrarle o esibirle con delle pratiche politiche evidentemente conseguenti (per un un'animalista dovrebbe lavorare in un canile e cose simili). Cioè o sono in grado di giustificarmi o sono in grado di provare, con la pratica, il senso profondo (?) di quello che faccio (=di dimostrare che "ci credo").
b) ...tanto è inutile aspettarsi "rispetto" o "comprensione". Voglio dire: adesso che la risposta compassionevole non è più quella "giusta", il razzismo e il disprezzo vengono subito a galla, già smascherati. Battere sul tasto della comprensione e della sensibilità è predicare ai convertiti. Bisogna trovare altre strade. Bisogna riuscire a dire le cose in un altro modo.
c) non c'è il tempo di fare una lunga pedagogia del rispetto, del relativismo, dell'autodeterminazione: perché sono proprio i soggetti autodeterminati quelli che sono in pericolo adesso!

3.7.08

-21 Esegesi di gesta quotidiane

Se li sta portando via uno ad uno, i miei libri.
Ultimamente, poi, lo fa anche con i giochi in scatola.
Finisce tutto a casa sua.

Secondo voi è furto o proposta di matrimonio?

29.6.08

-22 Pride

Anche se l'anno ci regala un'estate insolitamente mite, il clima sociale non lo è altrettanto. Scopriamo così che anche quando il contrario di "mite" è "violento", il rimedio resta il ghiacchio: lo mettiamo già sulle ferite di un ragazzo di Palermo, sui lividi di una sedicenne di Pescara e sulle abrasioni di un manipolo di trans romane. Pare si sia rivelato utile anche sulle ustioni di qualche decina di rom. Le donne poi, in casa, lo usano da decenni.
Non è la bizzarra e provocatoria campagna pubblicitaria di una multinazionale dei ghiaccioli in crisi: è quello che sta succedendo.
Aggressioni verbali, intimidazioni, pestaggi. E visto che non ci danno la parola nei dibattiti pubblici, noi rispondiamo con poche immagini eloquenti. Immagini fatte da voi che guardavate immobili due ragazzi gay mentre venivano picchiati a sangue sulla circumvesuviana, mentre vi sentivate offesi dai loro vestiti eccessivi, dalla loro esagerazione.
È paradossale che siate così sensibili all'estetica e così freddi di fronte allo scorrere del sangue.
...temo che sarà un'estate agghiacciante.

Vabbe´, è stato come sempre. Che con due mesi d´anticipo sulla data inizi a chiederti che fare, mentre si moltiplicano discussioni online al bar.

Poi, tra il fosco e il brusco, ci vai uguale, sfavato perché la piattaforma non ti piace, ci sono le solite travesta appariscenti, non si vedono che culi e mai un cazzo!, che palle le polemiche!, basta le polemiche!, facciamo più polemiche!, fa caldo, il percorso è lungo, è periferico, è centrale, il percorso è breve, il percorso non mi piace, cazzo ma perché non siamo passati davanti ai negozi in centro che iniziavano i saldi?, cosa sono tutti questi cazzi al vento?, mamma mia quante tette, si doveva partire più tardi, facciamo la fiaccolata, qualcuno sa qual è la piattaforma?, la protezione civile dovrebbe essere a Napoli e non al pride, e via discorrendo...

E dopo dieci minuti che passi con i pregiudizi in centrifuga sei già meno losco e meno brusco. Tra una cosa e l´altra hai l´adrenalina a palla per la rabbia, il testosterone e gli estrogeni sopra la media, la serotonina sull´ottovolante, l´insulina euforica e ti viene anche voglia di allattare in bambino o di attaccarti al capezzolo di un orso per vedere l´effetto che fa. {Hey, ho anche visto un orso donna... non c´è più religggione! dove andremo a finire signora mia...?}

Poi saluti, baci, abbracci, vedi gente di cui non ricordi il nome ma improvvisi: "piazzola di sosta al Km 15 della toscoromagnola", "cesso della biblioteca di agraria", "sottopassaggio della stazione di Milazzo", e giù sorrisi nostalgici (veri o falsi poco importa).

Ad un certo punto "occupi" anche l´ex sede del Cassero, che adesso l´hanno intitolata alla madonna di San Luca, tanto cara a Casini. Non sai perché: non sai niente del 28 giugno 1982, non capisci perché avvolgerla di raso rosa, ti piace quando avvolgono di raso rosa i carabinieri, e ti viene un po´ una simpatica strizza al culo e una lacrimuccia perché ancora alla tua età riesci a fare ogni tanto le cose "contro", quelle da adolescente sovversivo a propellente anale che con la maturità di quindici anni dopo si chiede "mo´ succede che tra vent´anni occuperemo il muccassassina nel frattempo intitolato a San Benedetto XVI?" - e dici "occupo, occupo, così ce lo ricordiamo per il futuro - e basta dare il culo ai preti!"E ancora saluti, baci, abbracci: quello pare sempre drogato (una costante fenomenologica), quello è chiaramente un mormone, ma perché sfila con l´UAAR? (i limiti della fenomenologia), così non lo avevo mai fatto! (oltre i limiti della fenomenologia).

Arrivi in fondo, centomila, duecentomia, tremila secondo una questura, trentamila secondo un´altra, ma intanto piazza VIII agosto era stipata. E di nuovo i discorsi dal palco, ti incazzi, fischi, applaudi, ti emozioni, rabbrividisci, dissenti, assenti, e già che ci sei presenti!


E siccome ancora non è finita poi festeggi. Un party, due party, tre party. I piedi non li senti più (e ciò è bene), gli odori non li senti più (perché hai sudato così tanto che copri il lezzo altrui), e anche Madonna non la senti più (ma solo perché è già antica). La tua endiade mente-corpo è un equilibrio dinamico di conflitti, di contrasti, di pulsioni e repulsioni che ti tirano da una parte e ti spingono dall´altra.

E te ne vai a letto che sai che no, oggi non abbiamo fatto la storia - ma io c´ero. No, oggi non abbiamo cambiato l´Italia - ma io c´ero. No, oggi non verrà ricordato come il giorno del grande balzo in avanti - ma io c´ero.
E non ho le manie di protagonismo, e non sono felice perché c´ero: sono felice perché mi ha fatto un casino bene.

Qualcun_ è stato male vedendo le immagini in TV? Aritmie cardiache? Ulcere duodenali e gastriti perforanti? Paresi facciali di bocche sdegnate? Eh sticazzi... eh stigrancazzi... peggio per loro che non sono venuti e hanno atteso che un mezzobusto malizioso glielo raccontasse.

Tiè.




24.6.08

OGM

crittografia genetica
insonnia di un vegetariano
(1'8 5)

l'insalata russa

3.6.08

Riti

Ho sempre avuto un pessimo rapporto con i riti.
Sin da quella volta che mi sono fatto la cacca al battesimo.

20.5.08

-23 (senza titolo)

La benda bianca l'avevo dalla manifestazione del 18 aprile a Lucca.
Da quattro anni stava annodata allo zaino come i nodi ai fazzoletti, per ricordare che si deve fare qualcosa, dopo aver fasciato le nostre bocche per denunciare il silenzio dei lucchesi sull'ennesimo stupro fascista, mentre sfilavamo
al solo suono luttuoso del tamburo di Cinzia.
Oggi quel nodo è stato sciolto e quella benda è stata tagliata a metà.

Il drappo rosa ce l'avevo dal NoVat del 2007. Il rosa ce l'abbiamo sempre avuto, almeno dal 1938. Nonostante tutti gli sforzi fatti perché cambiasse di significato.

Questo posto tace da troppo tempo.
Continuerà a farlo.

Io sono in giro, con una fascia bianca al braccio sinistro, e sopra c'è cucito un triangolo rosa.
Mi sembra adeguato.

inevitabilmente oltre il limite della decenza quando non si sia ammessi alla sua definizione
eppure interpellati come non-essere della decenza medesima, necessari al suo esistere

{molte le cose da difendere...}

25.4.08

-24 Emergenza


(cure mediche fra le trincee identitarie)
(vedi anche qui)

23.3.08

Questa era facile

Dio. Patria. Alitalia.

In fede,
$ilvio

12.3.08

-25 Argomenti impellenti

Questo era nato come blog sul lavoro. Volevo parlare dell'inversione delle responsabilità nel camerierato del paradosso del call-centre rispetto alla sex-line. Mi interessava soprattutto lo sfruttamento del narcisismo come forma di valorizzazione, o meglio di auto-valorizzazione.
È che trattare argomenti politici mi appassiona e mi annoia contemporaneamente, quindi oggi mi limiterò a fornire alcune argomentazioni urgenti, solo in parte connesse con i temi elencati.

Il primo punto è la spinosa questione del "prendere il posto di dio", accusa ricorrente che salta fuori ogni volta che qualcun_ dice che qualcosa potrebbe essere fatta in un altro modo. Particolarmente in voga - quasi inflazionata - quando si parla di scienza, genoma, DNA, triplette e riproduzione.
Nel caso specifico, accusare gli scienziati di voler prendere il posto di dio implica il credere che dio sia un bravissimo genetista. Ma se dio è, come paiono voler sostenere costoro, un grandissimo genetista, allora perché non ha mai vinto un nobel? (come argomenta opportunamente Gabriella Carlucci)
E questo, diciamo, per tenersi entro un orizzonte di pensiero ristretto al caso specifico. Ciò detto, mi pare fondamentale chiarire un punto: abbiamo fatto dio perché risolvesse problemi. Ci siamo resi conto che, nonostante l'ottimizzazione da una pluralità di divinità ad un'unica divinità, nonostante gli aggiornamenti e le revisioni più o meno massicce, nonostante le nuove release e il proliferare, oramai, di altre versioni della divinità, dio non funziona poi così bene.
Dico, l'abbiamo fatto onnisciente, onnipotente, onniveggente e sommamente buono, eppure non funziona. Lo abbiamo anche già cambiato un sacco di volte, e oramai non è manco più in garanzia. Mi pare evidente che, a questo punto, non resta che rimboccarsi le maniche e prendere il suo posto.
E mi pare che, dal tempo del Terremoto di Lisbona che tanti argomenti suggerì ai filosofi, di strada ne abbiamo fatta. Per lo meno sul versante delle catastrofi.

Il secondo punto è seriamente rivolto all'ancora senatrice Paola Binetti. Alla quale sono francamente stanco di spiegare che no, io non sono malato, anche se tu credi il contrario. E con la quale non ho voglia di dissertare di malattie, patologie e normalità.
Tesoro, se sei angosciata perché dio, nonostante tutto il tuo amore e i tuoi sforzi, non ti ha ancora chiamata a sé non puoi sfracellarci i cojòni come se fosse colpa nostra: è la legge, baby, che non ci consente di darti una mano. Voglio dire, non possiamo semplicemente affrancarti e spedirti al creatore, lo capisci questo, vero?
Apprezziamo, in effetti, il tuo sforzo di avvicinarti a lui mediante l'impiego del cilicio. Però, sweetie, lo devi usare al contrario: gli uncini vanno all'interno. Così, invece, sei solo rimasta impigliata alla poltrona. E nessuno viene accolto in cielo con tutto lo scranno, abbiamo già detto delle nevrosi narcisistiche del Signore, e sai che il trono lo vuole avere solo lui. Guarda, se non ci credi chiedi a Giulio, che è lì che insiste anche lui per restare attaccato allo scranno, povero gobbino.

Bon, per oggi basta. Domani (forse) il trattatello di antropologia del cyberspazio gayo da troppo tempo rinviato.

(si ringrazia Lazzaro/2 per l'opera)

Uh, dimenticavo...
♂♂PisaPinkTank♀♀ v'invita a
PorNoStop - altr@ pornografi@
a cura di Gaia Novati
e con Gaia Giuliani
Proiezioni da Cum2Cut, festival di cortometraggi “porno” indipendenti nato nell'ottobre 2006 in collaborazione con il Porno film festival di Berlino e quest'anno alla sua 2° edizione.
Un’occasione per riflettere sulle definizioni e sui codici della pornografia, slegandola dagli immaginari stereotipati del porno commerciale, centrato sulla riproduzione di ruoli normalizzanti, e rivolgendo invece lo sguardo alle molteplici forme dei desideri individuali. Non più porno.
Post-porno. Niente di dato, niente di fermo, solo dubbio, ri-pensamento, ri-definizione dell’individuo e delle sue modalità espressive. In nessun modo oscene.

---> venerdì 14 marzo, ore 19-21,30 <---
apericena / proiezione / dibattito / inaugurazione della pink tank etero-friendly {♫♪tutti i venerdì sera @ Rebeldìa♪♫}
@ Rebeldìa via Battisti 51/633 Pisa www.rebeldia.net

16.2.08

-26 Apoftegmi sull'impotenza maschile

Che schifo.
Mi sono spremuto un punto nero enorme. Roba da guinness. Te lo farei vedere, ma me l'hanno sequestrato.
Ma era davvero grosso: sarà stato alla ventitreesima settimana.



15.2.08

-27 Satisfaction

L'altra sera ho visto Ferrara. Vedendolo, ho capito cosa s'intende per lotta cognitiva. È quella cosa per cui devi cambiare il tuo modo di pensare e percepire il mondo. Adesso quando guardo Ferrara vedo un turista americano ciccionissimo e barbuto che sta nudo e impotente, in pieno giorno, premuto contro un muro freddo, atterrito, ricoperto dei densi schizzi di saliva di un paio di dozzine di bambini eccitati e increduli che l'assediano in un posto affamato e sovrappopolato del terzo mondo, tipo il deposito bagagli di Malpensa – non v'immaginereste neppure quanti bambini dell'Est in attesa di adozione possono stare in un piccolo hangar.
La cosa più entusiasmante è che
io lo vedo come se fossi uno di quei bambini famelici.


Be', insomma, questa visione mi ha lasciato un po' così... come dire... inappagato.


Poi prima di uscire di casa ho letto “Presidi in tutta Italia per difendere la 194”. In un primo momento ero entusiasta: mi sembrava un grande progetto educativo. Poi ho capito che avevo ancora sbagliato a leggere l'accento.


Anche questo mi ha lasciato inappagato.


Sono uscito di casa senza che avessero fatto la pulizia delle strade. Il tombino era ostruito dalla carcassa di un barbone morto assiderato.


Neanche questo, tutto sommato, appaga.


Ma il culmine dell'insoddisfazione l'ho raggiunto oggi pomeriggio. E mi sono arrabbiato.
Molto.
Ho scoperto che aspetto un figlio, al quarto mese.
La notizia in sé mi lascia indifferente. Ma mi sono chiesto cosa mai volesse questa nuova vita. Anche la risposta, ovvia, mi ha lasciato indifferente. Così sono andato in sanitaria. È lì che mi sono arrabbiato.
Tantissimo.
Sono stato gentile, cortese, beneducato, calmo e l'ho chiesto serenamente, pacatamente. Ma non c'è stato verso di convincere la commessa a vendermi un cilicio per il feto.
Ma io so che lui lo vuole!

Dopotutto lui è per metà me!


Mi sono rivolto al fabbro sotto casa.
Questo sì che è stato appagante.



Adesso possiamo giocare a come vedi Ferrara (e guai alla stronza che si spertica per gli Estensi credendo di fare la figa!)

8.2.08

Come disse...

Il gioco del "come disse..." è molto facile. Basta indovinare chi disse, e in quale situazione, un'espressione famosa e ricorrente.
Alcuni esempi sono
"Lasciatemi perdere", come disse Napoleone a Waterloo.
"Lei mi fa specie", come disse Darwin alla scimmia.
"Questo non c'entra", come disse Cleopatra sedendosi su un obelisco.

A voi il compito di indovinare chi disse "Si può fare"
a) un re biblico
b) un personaggio storico
c) un politico moderno
d) altro/non so/non risponde

La soluzione, e le vostre proposte, nei commenti

31.1.08

-28 Considerazioni sparse

La prima considerazione sparsa è che, reso famoso dal successo riscosso alla buvette del Senato, il drink più bevuto in Italia negli ultimi tempi è evidentemente il Cervello.

La seconda considerazione sparsa è che, superata la prima, apparentemente chiusasi la fase della seconda, in corso di installazione la terza Repubblica, ebbene si attende con ansia la quarta. Perché, come insegnano i classici, la trilogia tragica si chiude sempre con una commedia. E se tanto mi dà tanto ne vedremo delle belle.

La terza e ultima considerazione sparsa riguarda l'opera e l'impegno politico e letterario di Fabrizio, un 22enne di Saronno. Fabrizio (le cui foto e il cui profilo potete consultare qui) è un paradigma. Nato sotto il Sagittario, amante dell'amore e odiante dell'ignoranza, Fabrizio dichiara un reddito compreso tra i 25,000 e i 50,000 euri che spende, tra l'altro, in cultura: crociere, viaggi all´estero, teatro, cinema, musica e libri.
Politicamente attivo e sessualmente versatile, Fabrizio ci pare espressione di un ceto medio un po' naif (tutta la sua naiveté si esprime in particolare nella scelta degli slip, realizzati con la camicia da notte della nonna). Finché, trovandosi a commentare un racconto di fantasia pubblicato da gay.tv, si scopre talento letterario, genio dell'innovazione, vetta dove le aquile non osano.
E così commenta il virgulto varesotto:

bè forse cè da dire una cosa importante...
la POLITICA attualmente ha proprio STUFATO in tutti i sensi...io penso ke berlusconi sia una persona umana come tanti è non hitler ( li allora si che c´era da preoccuparsi davvero!:P)
intanto precisiamo che io non sopporto le ideologie della sinistra in quanto "cercano di dare" più diritti hai gay solo ideologicamente per avere più campo è più interesse in fattore VOTO è REGIME POLITICO.
io non penso ke un silvio berlusconi chiuda ideologicamente una società oramai orientata,(sopratutto al nord), ad´una fetta affermata è finalmente allo scoperto.
noi abbiamo bisogno di più diritti questo è anche vero...ma non di certo è solo la sinistra che può darli.
io penso anche che non esista solo berlusconi ma anche persone più giovani che possono mettersi a livello molto più facilmente è quindi dare più spazio ad´argomenti come questi,che a mio parere è anche credo a vostro siano molto importanti,sopratutto per un vero futuro sociale che in altri stati già esiste è che da noi purtroppo è ancora un pò remoto...
kui concludo il mio sfogo dicendo che la CADUTA DI QUESTO GOVERNO è la COMPROVA e la DIMOSTRAZIONE che certa gente è meglio che rimane a casa a leggersi un bel libro didattico è a curare i nipoti...è non rovinare una società che già fà fatica a compattarsi ideologicamente è socialmente.
tanti salutiz...:p FabrY.

Ma osserviamo insieme il testo.
Ad una prima lettura salta subito all'occhio, anche inesperto, l'inversione apparente dell'uso dell'accento (“li...si” in luogo di lì e sì, ma “fà” anziché “fa”). Le “è”, tutte rigorosamente accentate, manifestano una ferma presa di posizione in favore della riqualificazione della congiunzione – troppo spesso sacrificata per la virgola – che viene addirittura equiparata al verbo, cioè alla parola per antonomasia. Questa interpretazione è confermata dall'unica “e” non accentata, presente infatti tra due sostantivi scritti in maiuscolo che l'Autore vuole chiaramente enfatizzare, prediligendo il contenuto senza lasciare qui spazio a considerazioni formali. Nella scelta dell'accento sempre grave delle “è” si può inoltre leggere una difesa dei dialetti meridionali e, quindi, una implicita dichiarazione politica di ostilità al Senatùr, personaggio folkloristico assai amato in quelle valli.
L'altra piccola rivoluzione proposta riguarda invece l'apostrofo che, da traccia dell'elisione – ridotta questa a contrazione (“cè”) –, assume valenza completamente opposta e rafforza le aggiunte eufoniche (“ad'una”, “ad'argomenti”).
Procediamo quindi ad un'analisi ravvicinata delle forme, e di come corrispondano armoniosamente al contenuto che veicolano.
Il primo verso, che sembra volere sottolineare l'importanza di quello che si sta per dire, si chiude improvvisamente con dei puntini di sospensione. Quasi a intendere “sì, forse qualcosa di importante da dire in fondo c'è, ma non è questa l'occasione”. E si parte quindi subito con una robusta dichiarazione di principio di valore universale: la politica ha stufato. Facciamo attenzione alla precisazione: ha stufato in tutti i sensi. Il participio “stufato” viene così usato in tutta la sua pienezza metaforica: la politica ci ha stancati, certo, perché non ha altro da offrire che uno stufato. Adesso, a riprova di questa rabbia che pervade lo scrittore, le regole della sintassi sono argutamente mandate in frantumi. L'uso delle “è” diventa cruciale, il lettore impazzisce, lo coglie un senso di spaesamento, di frustrazione: hitler, berlusconi, la sinistra, il regime politico. È il caos politico trascritto. La sintassi stessa si è fatta metafora.
Successivamente, tra società orientate e fette affermate allo scoperto, si toccano i temi della finanza (la chiusura di società per ragioni ideologiche, le partecipazioni aziendali (“fette”) nonostante gli scoperti di liquidità). Ma il punto veramente di interesse è il “pò remoto”. S'è già detto dell'abolizione dell'apostrofo per indicare l'elisione, nonché dell'uso rivoluzionario degli accenti. Osservando l'assenza delle maiuscole prima dei nomi propri dischiuderemo la metafora squisitamente fluviale del “pò remoto”: il futuro sociale, già realizzatosi altrove, è, visto da Varese, come un “Po remoto”, raggiungibile ma invisibile corso al quale ogni altro, invariabilmente, porta.
La formazione marxista dell'Autore, manifestatasi nei richiami politici ed economici, nonché in una filosofia della storia che vede proprio in quest'ultima metafora del corso obbligato una sua felice espressione, si arricchisce di una testimonianza movimentista della metà degli anni '90 con l'insolito “kui” (non un “cui”, occorre precisare, ma un “qui”), ma raggiunge il suo culmine nell'esortazione, quasi gramsciana, se soppesiamo attentamente quella difficoltà al compattamento che altro non è se non il risvolto dell'egemonia, ad acculturarsi. Esortazione che, con quel saluto burlone, pare già riflessione intima tradotta in atto, come a riprendere quel filo di cose importanti da dire interrotto per noi.

4.1.08

-29 La consuete rubrica letteraria

Scelta coraggiosa sul piano politico e di sicuro successo sul piano editoriale, Diletto e fustìgo è, prima ancora di arrivare in libreria, già scandalo. L’opera, che vede luce solo adesso che sono scaduti i diritti d’autore e che gli eredi hanno dato espresso consenso, è destinata a turbare gli animi dei più accaniti celebratori del Risorgimento e i palati di certi moralisti vittoriani nostrani. La struttura di quelli che si potrebbero definire dei diari romanzati è infatti la stessa che il De Amicis adottò in Cuore, ma si ha come l’impressione di leggere il negativo del libro più familiare e popolare dell’Ottocento italiano.
Sullo sfondo di un rapporto di apprendimento sì, ma tutt’altro che scolastico, si snodano anche qui nove racconti di esperienze e perversioni esemplari e simboliche degne del migliore Sade o Masoch. Senza drammatizzazione, senza stilizzazione alcuna, un insospettato De Amicis anticipa setting military gay nel Patriotta padovano, precede le finezze calligrafiche di Greenaway nello Scrivano fiorentino, esibisce i raggiri della doppia morale italica nel voyeurismo vogherese della Vedetta lombarda, sprofonda nel piacere masochista dell’autolesionismo in Sangue romagnolo e celebra il sadismo della castità platonica in Dagli Appennini alle Ande.
L’audace iniziativa dell’editore costringerà a rivedere quanto è stato scritto finora sull’autore, a ripensare lo stesso Cuore alla luce di un’opera che non esitiamo a dire gemella e a ricollocare certa letteratura italiana sommersa nel variegato panorama europeo dell’epoca.