24.10.08

133 morte bianca

(Atrio della facoltà di lettere e filosofia, Pisa - 22/10/2008)

studio per un cherubino

acqua, cellophane, imbottitura di piume, finto sangue, nastro, 133 scarti di macelleria

courtesy of Lazzaro&Lazzaro avemariagratiaplenadominustec_ (Firenze, 1999)


Cherubino, s.m.
1 TS teol., nell’Antico Testamento, angelo che ha il compito di intercedere presso Dio | al pl., spec. con iniz. maiusc., secondo la concezione medievale dell’universo, le creature celesti che costituiscono il secondo coro del Paradiso.
2a CO estens., angelo, raffigurato spec. con la chioma bionda e le ali aperte;
avere una testa da c.: avere i capelli biondi e ricci.
2b CO fig., bambino o fanciullo di bellezza delicata.


Oltre che simbolo dell'ateneo pisano, ne è il suo massimo riconoscimento accademico. Qui lo abbiamo liberamente reinterpretato alla luce della riforma in atto. Senza alcuna ironia: non c'è niente da ridere.



4.10.08

Favola del Fiorco e della brufagna

C'era una volta, in un paese piccolo piccolo, un villaggio chiamato Mora. Mora era un posticino come tanti altri, pieno di gente che più o meno lavorava, che più o meno stava bene, che ogni tanto litigava ma che in fondo, sotto sotto, si amava. Ma Mora era un po' speciale, perché appena fuori dalle sue mura abitava il Fiorco.

Il Fiorco era tenuto un po' in disparte dagli abitanti di Mora perché era pur sempre uno strano: l'incrocio tra un fiore e un orco è infatti cosa ben rara, si sa. Loro lo avevano in simpatia, e lui in effetti spesso li divertiva e allietava le loro giornate e, soprattutto, le loro serate con piccoli spettacoli e qualche graziosa opera d'arte. Nell'intimo, però gli abitanti di Mora erano un po' diffidenti, perché il Fiorco non gli somigliava affatto: innanzi tutto era un po' più bello di tutti loro, e così i giovani di Mora erano un po' invidiosi, e poi lui ogni tanto scompariva, se ne andava via con altri Fiorchi e nessuno sapeva che facessero insieme. In effetti, era difficile credere che ci fossero altri Fiorchi: a Mora tutti pensavano che il Fiorco fosse solo lui, così quando si allontanava dicendo che andava a trovare altri amici Fiorchi tutti diventavano un po' sospettosi.

Finché il Fiorco un giorno non andò al municipio di Mora e chiese di diventare anche lui un abitante di quel villaggio. Perché col tempo chiaramente il paesino era cresciuto e ora le case erano così vicine alla sua che il Fiorco si sentiva un po' parte di Mora.

La capa dell'ufficio Residenze del municipio era all'epoca la signorina Pompi, Mara per gli amici che la chiamavano per nome. Era lei a seguire tutta la burocrazia degli abitanti, e sin dall'inizio la sua precisione e il suo rigore l'avevano resa famosa: la Mara di Mora era nota in tutti i villaggi vicini per la sua efficienza. Era anche troppo efficiente. Il pescivendolo dovette quasi chiudere perché la signora Pompi diceva che il puzzo del pesce dava fastidio ai passanti, il fioraio dovette trasferirsi vicino al pescivendolo per coprire il suo odore, e infine il farmacista fu messo a produrre calmanti sottocosto per tutti e due. Insomma, presto fu chiaro a tutti che la Mara non solo stava approfittando della sua nuova posizione nell'assegnare alloggi, case e residenze, ma stava anche facendo un gran caos, così fu subito ribattezzata L'Amara Dimora. Nessuno però osò dire niente, perché lei nel frattempo era diventata la preferita di Nato, un tipo così carino e così educato che il suo parere contava moltissimo a Mora e al quale piaceva tutto quell'ordine pensato dalla Pompi.

Quando il Fiorco se la trovò davanti fu preso un po' dallo sconforto. Lei gli disse subito che, essendo dopotutto uno straniero, non poteva diventare un cittadino come tutti gli altri. Era necessario che facesse qualcosa di speciale per fugare i sospetti di tutti gli altri abitanti di Mora. Il Fiorco pensava, pensava, pensava e non gli veniva in mente niente, niente di niente: lui faceva solo spettacoli e opere d'arte! Scrisse un'opera per celebrare Mora, e niente. Dipinse un grandissimo quadro di Mora, e non bastò. Non funzionarono poesie, odi, canti, sculture né tragedie corali alla maniera degli antichi né progetti di palazzi alti come montagne. La Mara gli diceva sempre che non bastava e così il Fiorco era sempre più abbattuto.

Finché non scoppiò un'epidemia di brufagna.

Bisogna dire che tutti sapevano che prima o poi sarebbe arrivata la brufagna, ma nessuno in realtà se l'aspettava. Le brufagna colpì tutti indistintamente, colpì persino Nato Re (Re era il cognome di Nato, anche se non l'abbiamo detto prima) e tutti i notabili di Mora e nessuno fece più vita. Non era una malattia grave, solo non ci si poteva sedere più. Perché la brufagna faceva spuntare tantissimi brufoloni proprio sul didietro, così fastidiosi e sensibili che il minimo strofinìo era subito un dolore lancinante, di quelli che ti fanno veder le stelle. Tutti, a Mora, dovevano stare in piedi. E si capisce quanto può esser stancante stare sempre in piedi, e quanto s'innervosissero gli abitanti. In poco tempo a Mora erano tutti diventati litigiosissimi. Ma non il Fiorco. Il Fiorco aveva la soluzione, così per ingraziarsi la Mara e avere la cittadinanza andò dal signor Re, così influente, e gli mostrò la soluzione. Non aveva una cura per la brufagna, ma aveva un coso per stare seduti senza poggiare il sedere.

“E come fai?” gli chiese Nato facendo tanto d'occhi.

“Uso questo!”, e il Fiorco tirò fuori un affare di gomma, lungo lungo e con una ventosa per attaccarlo un po' ovunque “Con la ventosa lo attacchi da qualche parte e poi lo stringi fra le natiche, lì in mezzo dove non vengono i brufoloni, così puoi stare appoggiato e non tocchi mai la sedia. Non curerà la brufagna, ma finalmente tutti si potranno riposare!”

“E come si chiama?”

“Boh, gli amici Fiorchi che me l'hanno fatto conoscere lo chiamano dildo”

Nato fu subito entusiasta della proposta, afferrò il dildo e chiamò subito Mara perché gli assegnasse un terreno per una fabbrica. Lei chiese in cambio un accordo e fecero una joint-venture e si costruirono le Re Nato&Pompi Mara Industries e la Pompi-Nato Distribution Ltd., che produssero e distribuirono decine di dildo chiamandoli “DildoRè”, così, tutto attaccato.

In un attimo a Mora non si parlava d'altro che dei DildoRè. Tutti li compravano, ognuno aveva il proprio. Ce n'erano attaccati alle sedie, agli sgabelli, alle poltrone, ai divani e persino ai muri per potercisi appoggiare. Era tutto uno strizzar di natiche. Fu così che, stringi che ti stringi, il muscolo iniziava a dolere, e più il muscolo s'affaticava più si rilasciava, e più si rilasciava più il DilDoRé premeva, premeva lì, proprio lì tra le ch... sull buco del c... be', sì, insomma, avete capito. E la gente di Mora già si stava arrabbiando con Nato e Mara per avergli venduto una cosa che non funzionava proprio, che aggiungeva strazio allo strazio, e Nato e Mara scaricarono subito la colpa sul Fiorco: “E' stato lui ad avere l'idea, lui e i suoi amici Fiorchi che gliel'hanno suggerita”.

E così il Fiorco non ebbe la sua cittadinanza e anzi gli fu detto che era pricoloso per quelli di Mora, e che adesso sarebbero stati ancora più sospettosi. Gli abitanti si tennero la loro brufagna e la loro diffidenza, tutti sempre dritti e sempre stanchi e sempre a litigare. Gli unici che c'avevano guadagnato erano Nato e Mara, che adesso erano ricchi sfondati e se la godevano alle spalle di tutti quelli che avean preso per... i fondelli!