Scelta coraggiosa sul piano politico e di sicuro successo sul piano editoriale, Diletto e fustìgo è, prima ancora di arrivare in libreria, già scandalo. L’opera, che vede luce solo adesso che sono scaduti i diritti d’autore e che gli eredi hanno dato espresso consenso, è destinata a turbare gli animi dei più accaniti celebratori del Risorgimento e i palati di certi moralisti vittoriani nostrani. La struttura di quelli che si potrebbero definire dei diari romanzati è infatti la stessa che il De Amicis adottò in Cuore, ma si ha come l’impressione di leggere il negativo del libro più familiare e popolare dell’Ottocento italiano.
Sullo sfondo di un rapporto di apprendimento sì, ma tutt’altro che scolastico, si snodano anche qui nove racconti di esperienze e perversioni esemplari e simboliche degne del migliore Sade o Masoch. Senza drammatizzazione, senza stilizzazione alcuna, un insospettato De Amicis anticipa setting military gay nel Patriotta padovano, precede le finezze calligrafiche di Greenaway nello Scrivano fiorentino, esibisce i raggiri della doppia morale italica nel voyeurismo vogherese della Vedetta lombarda, sprofonda nel piacere masochista dell’autolesionismo in Sangue romagnolo e celebra il sadismo della castità platonica in Dagli Appennini alle Ande.
L’audace iniziativa dell’editore costringerà a rivedere quanto è stato scritto finora sull’autore, a ripensare lo stesso Cuore alla luce di un’opera che non esitiamo a dire gemella e a ricollocare certa letteratura italiana sommersa nel variegato panorama europeo dell’epoca.
Sullo sfondo di un rapporto di apprendimento sì, ma tutt’altro che scolastico, si snodano anche qui nove racconti di esperienze e perversioni esemplari e simboliche degne del migliore Sade o Masoch. Senza drammatizzazione, senza stilizzazione alcuna, un insospettato De Amicis anticipa setting military gay nel Patriotta padovano, precede le finezze calligrafiche di Greenaway nello Scrivano fiorentino, esibisce i raggiri della doppia morale italica nel voyeurismo vogherese della Vedetta lombarda, sprofonda nel piacere masochista dell’autolesionismo in Sangue romagnolo e celebra il sadismo della castità platonica in Dagli Appennini alle Ande.
L’audace iniziativa dell’editore costringerà a rivedere quanto è stato scritto finora sull’autore, a ripensare lo stesso Cuore alla luce di un’opera che non esitiamo a dire gemella e a ricollocare certa letteratura italiana sommersa nel variegato panorama europeo dell’epoca.
car_,
RispondiEliminada tanto non ti sento, ma che vuoi...la vita, alle volte...
però ti penso! e diffondo il tuo blog...
dall'altra parte, mi permetto di sottoporre al tuo acume quest'altro diario telematico:
http://www.riccardousuelli.it/
credo ti piacerà
a presto, spero