11.5.10

La minestra riscaldata

Franco La Cecla, Modi bruschi, Bruno Mondadori, Milano 2000, 11€, 198 pagine

e oggi la repubblica celebra uno dei testi più orribilmente dicotomici con un'intervista all'autore in occasione della ripubblicazione decennale di:
Franco La Cecla, Modi bruschi, Eleuthera, Milano 2010, 13€, 168 pagine con prefazione (cioè, pure 30 pagine di meno, e 2 euro di più!).

Il più colossale misreading della teoria queer. E l'ennesimo tassello nella strategia di riaffermazione di una maschilità che sa di ancien régime. Bleah.
(e con questa continuo a non capire la strategia informativa di Repubblica; sembra quasi che la diriga D'Alema)

Fra l'altro in quadretto dev'esser stato proprio bellino. Da una parte c'è Silvana Mazzocchi - l'intervistatrice - che non s'è accorta che il libro ha già 10 anni, e lo presenta come una novità ("Ad andare contro i luoghi comuni correnti e le versioni politically correct che hanno messo il maschio all'indice, è ora un libro intelligente e stimolante firmato da Franco La Cecla"), non rendendosi poi conto  che tra il "mettere all'indice" e il politically correct c'è un'evidente contraddizione scajolana, e dall'altra lui che per incipit nel libro usa un bel ricatto morale: "Ogni uomo intelligente e sensibile sa che la condizione maschile oggi può essere molto dolorosa". E se non sei d'accordo sei freddo e cretino (e anche un po' femminuccia), quindi vedi d'essere d'accordo, chiaro? Il resto è la storia di un povero accademico che manca della creatività sufficiente a ripensare la propria soggettività e il proprio stare al mondo e non trova niente di meglio che fare la vittima. Da dieci anni a questa parte.
Secondo me è un masochista esibizionista mitomane, ma lo dico in simpatia, sennò mi denuncia.
L'ultimo paragrafo dell'intervista è un capolavoro di retorica berlusconiana. "Un nuovo rapporto tra i sessi prevede la riscoperta del carattere "culturale" della sessualità e dell'identità sessuale." Si chiama costruzionismo. Non solo è in campo da circa 40 anni, ma è anche alla base delle teorie queer e di genere che non hai capito, ma come se non bastasse la frontiera oggi sono gli studi sul rapporto cervello/mente/coscienza/identità, non gli archetipi di Jung. Sulle rappresentazioni culturali e le costruzioni abbiamo detto tutto, la teoria è esaurita, si tratta di fare pratica e semiotica, si tratta di intervenire e prendere la parola in questa cultura, giocare con il canone, torcerlo, corrodere la dicotomia per spalancare le possibilità. E invece repubblica.it sta a fare chiacchiere da bar con te sulle foto dei palestratoni depilati di Men's health come proiezione del desiderio omosessuale che le governa...
che schifo, poi, i palestratoni depilati e unti (cribbio, sono le 8, vomiterò)

postilla: ma poi non sarà un pelo di cattivo gusto sostenere che si deve smetterla con l'immagine dell'uomo violento lo stesso giorno che un criminale ha dato fuoco a una ragazza perché non voleva stare con lui?

2 commenti:

  1. giusto un pelo di cattivo gusto, 'tacci loro!
    ma d'altronde su un giornale che intervista a più non posso nicolai lilin, il siberiano amico di casapound, come aspettarsi di meglio?

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  2. ah, e a proposito del "sit-in" del blocco studentesco a roma faceva notare quanto fossero "bionde e belle" le due (due!) ragazze presenti...beh, sì, sanno proprio cogliere il punto delle questioni quelli di repubblica...

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