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1.3.10

sport (con analogia stremata)


Quando sbagli porta si chiama autogol.
Vale anche per le porte degli uffici elettorali.

E se l'arbitro fischia il gol, non è che poi il presidente della repubblica te lo toglie perché sennò tu scateni la tifoseria... questo è quando fai un golpe populista. E loro non stanno facendo il golpe. Almeno non oggi.

nota a margine: certo, quando minacciano un golpe dicendo che vogliono che la democrazia sia tutelata, ecco che uno comincia a non capire più niente.

/2
Ribaltato il risultato dell'ultimo derby milanese. Dopo una partita difficile e combattuta, i rossoneri hanno chiesto e ottenuto il conteggio di un gol segnato a partita finita. Il portiere, al fischio finale, ha rabbiosamente scagliato il pallone contro la porta avversaria, centrandola. Siccome i tifosi del milan erano di più di quelli dell'inter, l'arbitro ha dato ragione ai rossoneri e ha dichiarato che lui nel fischietto c'aveva solo tossito.

/3
Per i prossimi esami di maturità, i figli dei tesserati del pdl avranno a disposizione tutto il tempo che vogliono per svolgere e consegnare i compiti.

/4
"Non vale, non c'ero!". Clamorosa protesta dei monarchici contro il referendum del 2 giugno '48. "Una vera democrazia deve tenere conto delle richieste di tutti i cittadini e rinnovare le sue decisioni. Le generazioni precedenti non possono scegliere per quelle attuali. E come dimostra il risultato del Festival di Sanremo, i Savoia sono ancora amatissimi". Con questo argomento si chiede di aggiungere al conteggio referendario i risultati del televoto.

/5
Seggi aperti sempre. Le prossime operazioni di voto si svolgeranno a oltranza. Per garantire ed estendere la democrazia, sarà approntato un rinfresco al seggio, così che gli elettori possano sfamarsi mentre, in cabina, meditano lungamente su dove apporre la croce. Nel fratempo, i governatori saranno nominati sulla base dei sondaggi.

/6
Appalti trasparenti. Da oggi, finalmente, più trasparenza negli appalti pubblici. Dopo l'apertura delle buste e la pubblicazione del vincitore, chi non se l'è aggiudicato può presentare una proposta al ribasso, ma solo se dimostra di averla presentata prima ma fuori tempo massimo.

/7
Funziona anche se consegno la domanda di laurea dopo la scadenza? "Agente, quello lì mi ha aggredito perché non mi vuole nella sua stessa sessione!"

/8
Mi sono fatto un panino con la nutella. Era scaduta il 20/09/1998. Sono stato male. Ho fatto causa alla Ferrero. Siccome dice che non posso fare causa, ho chiesto al ministero della salute di tutelare il mio diritto alla salute.

/9
etc...

[avevano anche provato a dire che è stata colpa dell'ora legale... poi si sono accorti che scatta a fine marzo]

26.8.09

-10 "Stasera quasi quasi mi faccio del male" (work in progress)

Ecco di cosa ci informa cordialmente DEHORR commentando una lettera giunta a gay.tv:
"visto che si parla tanto di comunità gay e bla bla bla io e sottolineo io quando vado in giro (per di piu ho un aspetto molto femmineo e attiro parecchio)ho imparato non solo a rispondere mAle ma anche ad uscie di casa con coltelli in borsa non per offendere ma solo per difendermi........quano mi fermeranno e mi diranno cosa cifai con il cutter in borsa diro che mi serve al lavoro mase permettete la vita e mia e m la gestiso io come mi pare e piace e vado in giro come dico io nn come vuole la gente.la gente?la gente e un ammasso di cretini che di giorno fan tanto i perbenisti poi pero quando cala l sera vedete voi come si avvicinano e ci provano pur d avere una scopata o solamente un pompino........che dire nn esiste la comunita gay ognuno se la deve sbrigare da solo e solo cosi ti rendi conto di quanto e "massacrante la vita di un gay"......."
Vi prego di apprezzare lo sforzo che sto facendo: praticamente tra questo e altri commenti c'è un si-culo sottoposto al supplizio tantalico di non fare un meta-commento quando tutto si offre così candidamente allo scopo.

Vi invito caldamente a leggere e rileggere l'ultimo post di femminismo-a-sud. Difficile da sintetizzare: l'elenco di motivatissimi improperii anti-gay non si può riassumere.
È spuntato che noi froci ultimamente saremmo vittime di ripetute violenze, dei generi più svariati.
Errata corrige:
Va di moda [nei quotidiani rimasti a corto di cronaca&morale e nei siti gay che avevano esaurito gli argomenti "fighi", "moda" e "coming out nello sport"] censire(*n1lc) le vittime (in persone e beni) della violenza omofobica.
La replica della Lurida Checca (d'ora in poi lc) oscilla tra il "ammazziamoli anche noi" e il "perché non emigriamo in massa", passando per un "dobbiamo fare lobby".
Dunque, sarò analitico e palloso: per favore, non chiamiamola "violenza omofobica". Non di fobia si tratta. Sono pestaggi, odio, crudeltà, marginalizzazione, emarginazione, sbudellamenti, squartamenti, sventramenti, calci, pugni, massacri, intimidazioni. Sono certo che possiamo trovare un termine più evocativo per indicare la cosa. Tipo "terrorismo eterosessuale" o... non so, ma trovatemi una cosa meno soft, meno medica, meno asettica, meno giuridica, più di pancia, più sanguinolenta. Tipo Frociogeddon. Ma forse anche solo "violenza anti-gay" andrebbe bene: il magazziniere della coop dovrebbe capirlo.
Così, di primo acchito, vien voglia di aggirarsi nella notte con dei tacchi a spillo di 12cm in acciaio inox spazzolato, lucenti, adatti ad essere conficcati con foga in mezzo agli occhi di un maschio bianco eterosessuale possib. borghese di passaggio. E vedere l'effetto che fa. Per gradi successivi di moderazione posso anche capire, quindi, le varie reazioni che balenano nella mente della lc.
Bellezze, è da più di un anno che la situazione è... diciamo mutata sfavorevolmente?
Un anno fa su suggerimento di Lazzaro/2 (*n1) s'è fatto (io e lui, più lui che io) una serie di immagini a tema, in occasione del pride di Bologna. Sarà il caso di farsi balenare in mente qualche altra reazione?
L'impressione complessiva che ho dalla frequentazione di siti e blog a tema è che:
- la gente ignora le regole elementari della lingua e, darling, anche se ti capisco lo stesso, vorrei impiegarci qualche nanosecondo in meno, specie perché non sei Hegel e quindi, anche se credi come lui di avere la verità in tasca, ti mancano quantomeno i suoi ottimi motivi per crederlo.
- la quantità di moralismo circolante tra i gay rende progressista anche il Levitico (*n2lc). Ergo il moralismo di Santa Romana Chiesa non può stupire.
- non esiste memoria a lungo, medio o breve termine nella comunità; non si ha idea di cosa si sia fatto e cosa abbia fallito, di quali politiche e strategie il movimento gay abbia adottato in passato e del come e/o perché non abbiano funzionato.
- se sei effeminato (o, misteriosamente, effemminato) sei, in ordine sparso
(a) da compatire, poverino
(b) un bersaglio, perché ti si vede lontano un miglio quindi ti si picchia e/o ti si offende
(c) una vergogna perché poi gli etero pensano che i froci sono tutti donne mancate
(d) orgoglioso di mostrarti per come sei
(e) la vittima del modello eterosessista, ché siccome i froci sono per gli etero donne mancate allora l'effeminato incarna questo stereotipo perché non è riuscito a liberarsene, al punto che è ostacolo egli stesso alla liberazione degli altri [e qui sopprimo il saggio su Teorie pseudoaccademiche e stereotipi dell'omosessualità, che fondamentalmente sarebbe un saggio sulle lc plurilaureate che difendono Oriana Fallaci e ne assumono su di sé le tesi]
- se hai un sano sfogo sull'immobilismo del movimento LGBT ti si risponde che però il titolo che hai scelto per l'intervento avrebbe dovuto essere un altro; che gente, ho capito che la forma è importante, però talvolta - tipo quando stai morendo pestato a sangue - si potrebbe anche soprassedere
- il maschilismo più retrivo è onnipresente, ma più che nella forma - necessariamente censurata - della misoginia, si esprime nella ripetizione ininterrotta della superiorità del corpo maschile su qualsiasi altra cosa. E "qualsiasi" non è un'iperbole (*n3lc).

Orbene, la fantascienza prima e il cyberpunk poi ci avevano istruito circa il fatto che la società contemporanea sarebbe stata sessuocentrica. L'immagine di persone che "di giorno fan tanto i perbenisti poi pero quando cala l sera vedete voi come si avvicinano e ci provano pur d avere una scopata o solamente un pompino" (*n2) non è quindi affatto un'immagine nuova. Fermarsi a questo non è solo deludente, è una sconfitta. Nel 2009 sarebbe interessante tipo interrogarsi sulle ragioni che spingono certe persone ad adottare questo comportamento, provare a darsi delle spiegazioni, capire in che modo questo comportamento può, per alcuni, essere razionale. Bollarli come "perbenisti" e fermarsi qui dovrebbe essere un po' demodé, invece è un'evergreen (*n3).
Proviamo a fare un esercizio, immaginiamo che in una cittadina relativamente tranquilla, magari festosa sopra la media, per bene ma non perbenista, diciamo un posto come Rimini, sì, immaginiamo che a Rimini avvenga un'aggressione anti-gay. Ora, la spiegazione corrente è che gli aggressori sono omofobi. Ipotizziamo anche che ci sia una legislazione che dice che l'omofobia nei casi di violenza sia un'aggravante. Di per sé il fatto che la vittima sia un gay non dimostra affatto che la violenza sia una violenza omofobica: se, ad esempio, non so che sei gay e ti uccido è solo omicidio, mica omicidio omofobico. Quindi avremmo questa scena in tribunale, in cui le vittime devono dimostrare che sono state aggredite in quanto gay - l'implicazione è che se fossero stati tipo rom non sarebbero stati aggrediti. Ma, nel caso ipotetico, gli abitanti del quartiere che hanno assistito all'aggressione solidarizzano con l'aggressore dicendo che lui ha solo difeso il decoro del palazzo, che non li ha certo aggrediti perché erano gay, ma solo perché erano impresentabili, fastidiosi, brutti, indecorosi. Insomma, monnezza. Ma monnezza a prescindere da quello che fanno a letto. La coppia praticamente imbrattava il palazzo con la sua sola presenza. Esattamente come una ragazza dai molti amanti, una donna che ha abortito, dei neGri, dei rom, un cameriere rumeno, una colf polacca coi fianchi larghi, una infermiera filippina con la faccia butterata e via discriminando...
"Siccome fanno tutti schifo uguale, mica c'era omofobia! E' gente che non si è integrata. Conosco un sacco di gay, Signor Giudice davvero, ma non fanno come loro; loro provocano."
La volete ancora più chiara e più semplificata o basta così? E' necessario proprio spiegare fin nei minimi dettagli dov'è che ci ha portati l'ideologia del decoro? Devo spiegare cos'è?
Sì, lo spiego. Diciamolo, chiamiamolo per nome, 'sto decoro. Lasciate che provi a fissarlo, sennò ci resta evanescente.
Il decoro è la morale per cui se mi fai male agli occhi quando ti vedo allora devi essere punito. E se mi fai male all'immaginazione quando so cosa stai facendo anche se non ti vedo allora devi essere punito, ma per sicurezza ci metto anche una telecamera. Se è illuminato, lindo, profumato allora il posto è decoroso, anche se è deserto e freddo come un parcheggio e ci fanno gli stupri perché non passa mai nessuno. Se ti accoltello nel vicolo buio e umido dove stai pomiciando è perché sei nascosto e indecoroso e dunque stai facendo qualcosa che non può essere fatto alla luce del sole e dunque ho ragione. Se invece stai pomiciando sotto un lampione ti dico che devi andare da un'altra parte perché i bambini potrebbero vederti. Anzi, ti dovresti trovare un luogo magari appartato. Così ti posso accoltellare. O posso dire che ti droghi e farci mettere i lampioni e le telecamere così non ci vai più, sennò ti vedono i bambini (*n4)
etc...

chiarimenti? domande? proposte? obiezioni? sono tutt'orecchie

(*nota 1 per la lurida checca): censire, non censurare né recensire. Usa il deMauro online.
(*n1) Non c'è mai il link perché sono incontri o conversazioni telefoniche. Ovviamente spero che il mio cellulare sia intercettato, così un dì potrò recuperare le registrazioni e trascrivere cotanta scienza.
(*n2lc) il Levitico è uno dei libri che compongono la Bibbia. Per la precisione è il terzo dopo Genesi ed Esodo. In particolare nel Levitico stanno concentrati tutti i divieti e i precetti, tipo tonnellate di divieti e precetti, peraltro assai fantasiosi. Un testo paragonabile al Levitico è il regolamento della polizia municipale di Firenze (che a pensarci bene dev'essere una traduzione non ufficiale o qualcosa di simile). Siccome siamo un paese impregnato di cultura cattolica immagino che tutti si sappia cos'è il Levitico e cosa c'è scritto. In caso di lacune, si consiglia di rimediare.
(*n3lc) Alcune parole hanno più significati. L'iperbole, come la parabola, è una figura geometrica facente parte delle coniche. Allo stesso tempo con "parabola" s'intende la narrazione di un aneddoto religioso edificante, mentre la "iperbole" è una figura retorica. Wikipedia può illustrarti significato e uso del termine "iperbole" in letteratura.
(*n2) Non capisco questa gerarchia degli atti sessuali. Perché "solamente" un pompino? Cos'è questo declassamento del sesso orale?
(*n3) Ci sta un tizio che interrogandosi sul perché gli operai di fabbrica si comportavano come si comportavano - anziché, come i contemporanei, limitarsi a bollarli come buzzurri o, più elegantemente, "meno dotati" - ci ha scritto su un libro... capitale. Non dico di fare lo stesso, ma lo spunto è promettente.
(*n4) Minchia, bambini ovunque, in ogni angolo, a tutte le ore del giorno e della notte, sempre bambini i cui occhi vanno tutelati. Meno male siamo un paese a crescita zero... Ma non possiamo mettere tutti i bambini in dei posti dove stanno solo loro? Non so, magari degli asili per l'infanzia. Cosa? Non ci sono i soldi? Ah, già... Mandiamoli a scuola, no? Uh, non c'è più il tempo prolungato così il pomeriggio dormono dai nonni - perché non potete pagare la babysitter, si capisce - e la sera ve li portate dietro perché non hanno sonno... capisco... be', mandateli a giocare al parco! Ah, non c'è più il parco? ... ci hanno fatto un palazzo... capisco. Cazzo, allora non fatene più. Non fatene più. Non fatene più.

30.4.09

Arguzia

I superkomunisti e i sinistri liberi hanno esibito le liste.

Kompagni e Kompagne, vorrei presentare un emendamento.
Cazzo, candidiamo anche il baratro della politica e l'abisso della storia.

...finisce che voto ferrando...

29.4.09

Fini segretario del PD

Veline a Strasburgo? "È tutta una manovra della stampa di sinistra."

Per favore, qualcuno mi dica che cosa sta succedendo ai redattori di Repubblica.it. Ultimamente hanno l'oblio facile. Già quoditianamente non sono il top, ma adesso sembra quasi che li diriga Licio Gelli.
A leggerli pare che i sempiterni comunisti stiano ordendo un complotto mediatico contro Berlusconi. Anche perché la notizia non c'è: Repubblica ripete Berlusconi.
Sarà il caso che qualcuno smentisca che a) FareFuturo è la versione elettronica della "velina rossa" e che b) Fini è la versione senza baffi di D'Alema.
In alternativa gradiremmo un po' d'ironia sul fatto che FareFuturo è, oramai, stampa di sinistra.

Grazie per l'attenzione.

P.S.: Cercansi ruderi nell'Appennino tosco-emiliano
atti ad accumular provviste e allevar maiali, in vista di...

27.4.09

Città puberali

{per la serie "perle dai porci", Alberto Flores D'Arcais su Repubblica.it}

"E' il week end più surreale nella storia di una metropoli abituata ad ogni emergenza, una città che nel suo filosofico convivere con la violenza, la polluzione e i terremoti, è sempre rimasta viva, chiassosa, allegra."

V'immaginate trovarsi una notte in qualche avenida di Città del Messico ed essere travolti da un'immensa polluzione? Altro che bukkake... questi sì che son problemi!
(ma poi, il filosofico convivere con la polluzione... che a Città del Messico tutti abbiano letto Foucault?)

9.4.09

-16 Comunicazione non interna

-------- Messaggio Originale --------
Oggetto: [networkgiovanipisa] Lunga parentesi di sfogo
Data: Thu, 09 Apr 2009 23:40:12 +0200
Da: si.culo
Rispondi-a: networkgiovanipisa@googlegroups.com
A: networkgiovanipisa@googlegroups.com


Non vi turbate per l'oggetto: non ce l'ho con voi.
E' che io studio cose che mi fanno arrabbiare e, ogni tanto, ho anche bisogno di sfogarmi.
Quando riprendo in mano le conferenze politiche di Bourdieu poi, divento una furia.
Infine, come sapete, è stata una settimana dura (e siamo solo a giovedì!).

Leggevo or ora qualche mail arretrata che mi ero appuntata come "importante", e in particolare i comunicati di Rebeldìa e Rifondazione - su quello dei Collettivi non dico, ché il loro senatore ha commesso un "errore infelice" e tanto mi basta - sul nuovo Regolamento universitario che definisce i criteri per l'accesso agli spazi.
Spazi, già, quelli che ci hanno incasinato la settimana, fatto rinviare la pubblicizzazione a dopo Pasqua, impegnato varie ore e tolto la serenità per svariati giorni (almeno a me e, penso, a vonTrotta).

Spazi.
Ma quali spazi?
No, dico, perché semplicemente non ce ne sono.
Ora, qui stanno tutti a sommergere la rete e i giornali di comunicati stampa sugli spazi, ma mi pare che sia andato smarrito il tema che sta a monte degli spazi, e cioè piano edilizio e, evidentemente, piano didattico (leggi: proliferazione di corsi).
La cosa che mi fa tristezza non è il comunicato gioioso di Sinistra per...: loro hanno sempre difeso un'idea di legalità ben precisa, si sono fatti forti, da sempre, di regolamenti e norme, al limite di un'inutile legalitarismo. No, la cosa che mi fa tristezza sono gli argomenti di Sinistra per... e gli argomenti di quelli che contestano la posizione di Sinistra per..., cioè mi fa tristezza la qualità del "dibattito".
Io, si sa, sono materialista e venale. Ma mi sforzerò di immaginare, senza nessun riferimento alla realtà (...), l'applicazione di questo regolamento.
Perché, ladies&gentlemen, l'approvazione del regolamento è cosa dell'altro giorno, dunque penso che qualcosa dobbiamo dire: dopotutto la nostra è la prima richiesta dall'approvazione. Tacere non si può.
Immaginiamo, dunque, che uno voglia fare che so... un convegno. Un convengo, per giunta, sull'università (poffardicinbacco e arcipuffolina, che argomento iperuranico!).
Facciamo una necessaria precisazione: all'università non si parla di università. Oramai è assodato. L'università non è oggetto del sapere universitario. All'università si sintetizzano farmaci, si compongono fratture, si ingessano lavagne, si impartiscono codici, si classificano batteri, si glossano tomi, si calcolano infiniti ma non si fa università. In effetti, il posto più sensato per fare un convegno sull'università, oggi come oggi, è la sede di un quotidiano. Resta, è il minimo, la libertà di chi organizza di chiedere di poter svolgere all'università un dibattito sull'università. Dopotutto i libri si presentano nelle librerie o nelle biblioteche, non presso le tipografie - e questo è vero anche per i libri sulla storia della stampa.
In questo scenario ipotetico, poniamo che cinque persone si mettano alacremente al lavoro e, programma alla mano, inoltrino richiesta per ottenere uno spazio.
Lasciamo stare, per amor di formalità, le promesse informali. Atteniamoci ai fatti.
Tu chiedi uno spazio. Fai la tua bella letterina, lecchi tutto quel che c'è da leccare, metti in calce anche i nomi di qualche amico per "fare massa" e protocolli. Cioè, prima parli con ottantamila persone, poi loro ti prendono la lettera e te la portano all'ufficio protocollo, che dice che tu hai richiesto uno spazio [l'ufficio protocollo è una genialata della burocrazia: serve a sapere esattamente cos'è che è andato smarrito; io, nel 2009, vorrei consegnare una richiesta in portineria e vedermi dato in cambio, da chiunque, un numerino, se necessario, che dice ce l'ho consegnata, senza ufficio: diamine, se la perdono me ne accorgerò!].
Tu chiedi uno spazio, dunque. E' ufficiale: è protocollato!
E loro non te lo danno. Ma questo è un po' meno ufficiale.
Ma non perché siano cattivi - cioè, non solo. Loro non te lo danno perché lo spazio non c'è.
Apriamo una riflessione semantica: come direbbe Kant, lo spazio non può non esserci. In effetti, loro vorrebbero dire che "non ci sono spazi liberi" ovvero che "tutti gli spazi sono occupati". Bello. Cioè, se tutti gli spazi fossero occupati sarebbe anche una sciccheria. In realtà - a parte che se li occupi ti sgomberano - gli spazi sono impegnati. Ora non so voi, ma io quando l'Ateneo non sa usare la terminologia mi preoccupo. Vuol dire che c'è bisogno di umanist_!
Apriamo una parentesi subordinata nella riflessione semantica: impegnati è termine veramente nefasto; con il bilancio corrente, presto gli spazi universitari saranno impegnati presso qualche banca, probabilmente. D'altra parte, non si sono mai sentiti spazi impiegati, mentre sarebbe ancora più lugubre dire che sono già destinati. Si dice forse, cari uffici amministrativi, adoperati, cioè messi in opera? Mah, questo farebbe di Carmignani un soggetto lirico... Insomma, degli spazi universitari, come dell'essere - qui si chiudono entrambe le riflessioni - legetai pollakos [=si dice in molti modi; Aristotele, Metafisica VII, 1028a, 10], tutti imprecisi.
Ironicamente, è proprio nel momento in cui si sa che tutti gli spazi sono impegnati che si inizia ad andare per il sottile. Solo quelli in gestione all'ateneo lo sono; gli altri, che dipendono dalle facoltà, boh.
In questo frangente, infatti, il prezioso ufficio patrimonio ti informa che esistono altri spazi [teoria delle superstringhe applicata] e che si può provare lì. Per fortuna, il gentile personale degli uffici amministrativi, che ben conosce le distinzioni tra ufficiale e ufficioso, ti dice chiaro e tondo che si possono chiedere, per un convegno, le aule magne delle facoltà ma che, tolta Ingegneria che sta più o meno dove ha perso le scarpe il signore (poi di fare un convegno sui saperi umanistici a ingegeria... ok l'ironia, ma il paradosso no!), praticamente l'unico posto che si può chiedere è la sala di Scienze. Il resto è piccolo, o ci sono le lauree, o è peggio che andar di notte, o fanno corsi anche lì. Quindi di' al tuo preside di facoltà di chiamare l'altro preside di facoltà per avere Scienze.
I beg you pardon? La mi scusi? Parliamone: la posso chiedere o è un favore?
No, no, la puoi chiedere, ma se la chiedi sono 200 euro.
Ahhh...
Sorvoliamo, per decenza, sulla prontezza burocratica del mio preside di facoltà.
In sintesi: lo spazio c'è, ma è come se non ci fosse [primo mistero fenomenologico]. Perché il virtuale divenga reale bisogna passare per una forma di dono, cioè per il riconoscimento dell'onnipotenza del mio preside di facoltà, che se un'aula nella facoltà da lui presieduta non è riuscito a trovarla allora poi tanto onnipontente non è [prima aporia politica].
Il convegno, poi, lo famo in Domus Mazziniana, ché per far risorgere l'università ci vuole un sito risorgimentale - e per averla abbiamo mosso mari di lacrime e monti di preghiere.
Resta il laboratorio di preparazione al Convegno.
E' una questione di principio: io il laboratorio pubblico con gli studenti lo voglio fare all'università.
Riparte l'iter.
Per evitare il delirio di protocollare ogni singola richiesta per ognuno degli spazi, uno fa una richiesta per uno spazio in particolare "o per qualche altro spazio disponibile nei dintorni delle facoltà di Lettere e Lingue", che già è una formulazione surreale.
Siccome poi, nel frattempo, è stato approvato il regolamento, la gentile responsabile dell'ufficio ti chiede: "ma voi siete un'associazione riconosciuta?"
"Ehm... no, veramente siamo una banda di sfigati"
[risata] "Così però è più difficile, ci vorrebbe un rappresentante o quindici firme di studenti, voi quanti siete?"
"No, scusi, tra di noi gli studenti sono pochi. Cioè, facciamo venire uno da Stanford e poi mi servono quindici studenti o un rappresentante? Guardi, vedo di trovare la firma di un rappresentante."
"Sì, sennò vai all'uscita della mensa e raccogli quindici firme. Passi e ti do il modulo."
Io, manco a dirlo, vado a mensa, recupero un rappresentante, lo faccio firmare - "ma la mia firma va bene? non ci vuole uno di lingue?" "Eccheccazzo, l'avete fatto voi il regolamento e lo chiedi a me?" - e consegno religiosamente la richiesta, con la firma degli organizzatori più quella del rappresentante, ma la sua in rosso.

Facciamo, in due battute, la morale della favola, ovvero traiamo le logiche conseguenze.
a) Tutti quelli che non hanno duemila euro per chiedere il Carmignani devono solo trovare il tempo di andare a mensa e raccattare 15 firme. Possibilmente di studenti a loro noti. [primo assioma fenomenologico]
b) Se non hai tutto questo tempo, puoi minacciare di morte la madre di un rappresentante e farti firmare da lui la richiesta. Per sovrappiù, digli anche che se lui da solo vale quanto 15 studenti allora ha 14 gemelli morti. Non si riesce proprio a capire perché un rappresentante valga di più [seconda aporia politica].
c) Sinistra per... ha ottenuto quello che voleva perché è riuscita a trascinare tutti sul terreno tecnico, trasformado una questione tecnica aggirabile in un problema politico insormontabile e facendo passare in secondo piano la questione dell'edilizia universitaria. Se, infatti, uno non ha spazio per organizzare un convegno sull'università all'università nei giorni in cui la stessa è aperta, allora l'edilizia *è* la questione in ballo. Sinistra per... ha imposto il proprio ordine di priorità, {rimescolando le priorità reali [secondo mistero fenomenologico] a proprio vantaggio politico} {primo assioma pseudopolitico}.
d) Dopo ottocentomila occupazioni, tutto mi aspettavo dai Collettivi e da Rebeldìa fuorché la politicizzazione di una questione tecnica manifestatasi, quest'ultima, in un regolamento-colabrodo che rende tutto solo più cavilloso. [questo classificatelo da voi, oramai dovreste aver imparato]
e) Cari Collettivi, dio consumista!, va bene che l'Onda ha esteso pratiche di riappropriazione dal basso per l'accesso agli spazi generando conflitto al livello dei rapporti di forza (ahù-ahù-ahù: qualsiasi cosa ciò significhi, non si capisce granché, ndr), ma se siamo cinque sfigati e proprio non possiamo occupare Palazzo Alla Giornata per farci un convegno (che non è che è poco serio, è che non sai se poi i relatori si accollano l'occupazione, ad esempio... e, se sei in cinque, la portinaia di schiocca du' labbrate e ti lascia gemente sull'asfalto del lungarno) esattamente come straminchia facciamo ad accedere a 'sti spazi? [e nota che la risposta "chiedetelo a noi" non vale, perché pone un problema simile a quello di cui sopra con il mio preside di facoltà]
f) Cara Sinistra per..., da dove comincio?
1 - "il regolamento [...] costituisce la base su cui si può ispirare la concessione degli "spazi di facoltà"". Mi state prendendo per il culo. Ci sono abituato. Anche il vostro Senatore. [Anche se ci tengo a precisare pubblicamente che non ci siamo mai presi per il culo a vicenda, se dio vuole] Quindi non mi stupisco ne m'offendo. Però a Scienze vogliono 200 euro. Cos'è "la base a cui si può ispirare..."??? O fate un regolamento che vincola in questo senso anche le facoltà, o dite che le facoltà sono autonome. O fate regolamenti, o vi date all'arte e all'ispirazione. Le cazzate, con tutto il bene che potrei dire io dei cazzi, le cazzate NO. Chiaro?
2 - Esattamente, come dobbiamo farvi capire che esistono in questa città gruppi organizzati di persone che, siccome l'università è tra i principali proprietari di immobili capaci di ospitare iniziative pubbliche, non possono non rivolgersi all'Ateneo e che tali gruppi NON HANNO IL BECCO DI UN QUATTRINO? Per favore, non mi dite che vi serve la lezione sull'accesso democratico agli spazi, ché nel comunicato sembrate avere fin troppa dimestichezza con il concetto.
3 - vedasi la seconda aporia politica
4 - tanto la fattura per tenere aperta Sant'Eufrasia arriva al vostro rappresentante, che ha gentilmente firmato perché, per fortuna, abbiamo rapporti con molti rappresentanti (io, fra l'altro, probabilmente avevo un aspetto e un'incazzatura che avrei fatto fuggire di paura anche i quattro cavalieri dell'apocalisse). Il regolamento voi ve lo siete votato, voi ve lo fate rispettare. Io la portineria non la pago. Sono 17 euro. Per me li potete rimediare anche con un pompino a Migliarino, e ve n'avanzano.
Ah, no, sarebbe una forma di finanziamento a nero...
5 - Non ho capito: devo fare un corso per diventare portiere e pompiere? quanti crediti ci vogliono? devo prendere il ramo professionalizzante del percorso a Y? ma i prof, che fanno lezione, sanno spegnere gli incendi? e, soprattutto, ma secondo voi io mi faccio mandare in vacca un'iniziativa perché due balordi fanno danni? Io vigilo, minchia se vigilo, ma anche se faccio il corso finisce che se due balordi vogliono spaccare un cesso lo spaccano, mica posso reggerglielo quando pisciano! [direbbe un amico: ah, liquidi sprecati! più golden shower e meno scazzottate!]
6 - grazie, avevamo bisogno di un modulo, in effetti, per fare una domanda. Così, quando qualcuno dovrà fare una cosa non presente nel modulo dovremo convocare una commissione spazi che avanzerà una proposta che sarà discussa dal senato accademico per stabilire se quelle modalità e quei termini si configurano come tipologia a sé o possono rientrare in uno dei moduli esistenti... madonna cornuta (siamo tutti figli di dio...) ma possibile che nessuno sappia scrivere una richiesta chiara?
Evidentemente no. Anche perché voi addirittura rivendicate le convinzioni. Che, francamente, con tutto quello che si può rivendicare... cioè, nessuno ve lo nega, che abbiate la vostra convinzione, né nessuno - il cielo ce ne guardi! - ha intenzione di impossessarsene indebitamente, né v'è, nella convinzione, alcuna azione che possa essere rivendicata. L'unica che in questo Paese, con buona pace di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli, dell'Accademia della Crusca, di De Mauro e del collettivo Zanichelli, rivendica le proprie convinzioni è Daniela Santanché... capisco, ora, che vi ci vuole un modulo per fare la richiesta. Ancor di più capisco l'urgenza di un convegno che parli di saperi umanistici, dio merda!


ISTRUTTIVA POSTILLA SULLA GIPSOTECA
Una gipsoteca è un posto dove si espongono i gessi. Nel nostro caso, copie in gesso (a varie scale) di opere più o meno note, tavolta calchi di calchi (di calchi...). I gessi di cui parliamo sono quelli oggi esposti presso San Paolo all'Orto (che Orto, mi son sempre chiesto, se lì c'è un parcheggio? Sarà il caso la ribattezzino San Paolo in SUV).
Chi scrive quei gessi li conosce bene, e li ha odiati a lungo. Ammuffivano, inaccessibili, in quella che solo di recente è diventata l'aula studio della mia facoltà. Ricordo discussioni infinite e continui rinvii per il trasloco. Adesso eccoli esposti, ecco l'aula liberata per gli studenti.
La gipsoteca dipende, ufficialmente, dal Rettorato. Come si può vedere sul sito, vi si svolgono incontri regolarmente. Di fatto, la gipsoteca è concessa solo previo parere vincolante del Dipartimento di Archeologia - che possa crollare seppellendo tutte le cariatidi che ivi si conservano. La nostra prima richiesta, protocollata, è stata su quello spazio, perché ci sembrava simbolicamente assai significativo, nonostante le muffe da laboratorio di biologia. Ma no, non è adatto ad attività studentesche, tante volte si rompesse qualche prezioso calco in gesso... (o, forse, tante volte si disturbasse l'habitat delle muffe).
Non abbiamo mai ricevuto un diniego protocollato. Solo una risposta telefonica. Gentile, cordiale, quasi contrita, ma non protocollata. Non sappiamo se il Regolamento, non disponibile online, regolamenti anche la gipsoteca. Parrebbe di sì, eppure ci è stata negata.
In che altro modo far capire che, dove l'ufficiale e l'ufficioso si confondono, ogni regolamento è piegato dal più forte a far valere sempre il proprio privilegio?

2.8.08

Povero Cretino

In via esclusiva, grazie ai nostri potenti mezzi, abbiamo qui l'onore di pubblicare i duetti segretamente intonati sabato scorso a Chianciano Terme dall'ex Ministro con i principali esponenti delle altre mozioni.
(sulle note di brivido felino)

[Grassi, Pegolo-Giannini, Bellotti, De Cesaris-Russo]
Ormai avevo pensato
di non votare più per te
invece vedo il canaio
che hai messo su stasera per Nichi.
Provo a fare finta che
ti modero un po'
ma in fondo poi perché?
Qui è già calda l'atmosfera
io con te stasera ci sto.
Come un povero cretino sento che mi vuoi
la luce del marxismo spande su di noi
il partito è qui che trema
lego le tue mani
mi chiami, mi chiami,
Paolo lo so
ora che anche tu mi vuoi.

[Ferrero]
Adesso mentre mi voti
capisco che mi piaci perché
[gli Altri] - che ministero fu con te! -
è cinquantuno davvero
i voti che speravo per me.
Provo a fare finta che
ti scavalco ma
il gioco mi delude,
è già calda l'atmosfera
da te vorrei stasera di più:
come un povero cretino sento che tu puoi.
Sconfitto Nicolino brucia qui per noi.
C'è il partito qui che trema
leghi le mie mani, mi voti mi voti.

[gli Altri]
Come un povero cretino ora che tu sdai
ti sento stalinista vero come sei
ho l'impulso di fermarti
ma tanto non potrei
se ti scopri trotzkista come tu sai
e ti sento che mi vuoi

[coro]
povero cretino
povero cretino
povero cretino
povero cretino

[gli Altri, insieme]
Come un povero cretino,
io potrei immolarmi da adesso
per come svolti e ti dai

[la 2]
scomparremo come il PSIUP

[Massimo D.]
ce n'è voluto di tempo

25.4.08

-24 Emergenza


(cure mediche fra le trincee identitarie)
(vedi anche qui)

31.1.08

-28 Considerazioni sparse

La prima considerazione sparsa è che, reso famoso dal successo riscosso alla buvette del Senato, il drink più bevuto in Italia negli ultimi tempi è evidentemente il Cervello.

La seconda considerazione sparsa è che, superata la prima, apparentemente chiusasi la fase della seconda, in corso di installazione la terza Repubblica, ebbene si attende con ansia la quarta. Perché, come insegnano i classici, la trilogia tragica si chiude sempre con una commedia. E se tanto mi dà tanto ne vedremo delle belle.

La terza e ultima considerazione sparsa riguarda l'opera e l'impegno politico e letterario di Fabrizio, un 22enne di Saronno. Fabrizio (le cui foto e il cui profilo potete consultare qui) è un paradigma. Nato sotto il Sagittario, amante dell'amore e odiante dell'ignoranza, Fabrizio dichiara un reddito compreso tra i 25,000 e i 50,000 euri che spende, tra l'altro, in cultura: crociere, viaggi all´estero, teatro, cinema, musica e libri.
Politicamente attivo e sessualmente versatile, Fabrizio ci pare espressione di un ceto medio un po' naif (tutta la sua naiveté si esprime in particolare nella scelta degli slip, realizzati con la camicia da notte della nonna). Finché, trovandosi a commentare un racconto di fantasia pubblicato da gay.tv, si scopre talento letterario, genio dell'innovazione, vetta dove le aquile non osano.
E così commenta il virgulto varesotto:

bè forse cè da dire una cosa importante...
la POLITICA attualmente ha proprio STUFATO in tutti i sensi...io penso ke berlusconi sia una persona umana come tanti è non hitler ( li allora si che c´era da preoccuparsi davvero!:P)
intanto precisiamo che io non sopporto le ideologie della sinistra in quanto "cercano di dare" più diritti hai gay solo ideologicamente per avere più campo è più interesse in fattore VOTO è REGIME POLITICO.
io non penso ke un silvio berlusconi chiuda ideologicamente una società oramai orientata,(sopratutto al nord), ad´una fetta affermata è finalmente allo scoperto.
noi abbiamo bisogno di più diritti questo è anche vero...ma non di certo è solo la sinistra che può darli.
io penso anche che non esista solo berlusconi ma anche persone più giovani che possono mettersi a livello molto più facilmente è quindi dare più spazio ad´argomenti come questi,che a mio parere è anche credo a vostro siano molto importanti,sopratutto per un vero futuro sociale che in altri stati già esiste è che da noi purtroppo è ancora un pò remoto...
kui concludo il mio sfogo dicendo che la CADUTA DI QUESTO GOVERNO è la COMPROVA e la DIMOSTRAZIONE che certa gente è meglio che rimane a casa a leggersi un bel libro didattico è a curare i nipoti...è non rovinare una società che già fà fatica a compattarsi ideologicamente è socialmente.
tanti salutiz...:p FabrY.

Ma osserviamo insieme il testo.
Ad una prima lettura salta subito all'occhio, anche inesperto, l'inversione apparente dell'uso dell'accento (“li...si” in luogo di lì e sì, ma “fà” anziché “fa”). Le “è”, tutte rigorosamente accentate, manifestano una ferma presa di posizione in favore della riqualificazione della congiunzione – troppo spesso sacrificata per la virgola – che viene addirittura equiparata al verbo, cioè alla parola per antonomasia. Questa interpretazione è confermata dall'unica “e” non accentata, presente infatti tra due sostantivi scritti in maiuscolo che l'Autore vuole chiaramente enfatizzare, prediligendo il contenuto senza lasciare qui spazio a considerazioni formali. Nella scelta dell'accento sempre grave delle “è” si può inoltre leggere una difesa dei dialetti meridionali e, quindi, una implicita dichiarazione politica di ostilità al Senatùr, personaggio folkloristico assai amato in quelle valli.
L'altra piccola rivoluzione proposta riguarda invece l'apostrofo che, da traccia dell'elisione – ridotta questa a contrazione (“cè”) –, assume valenza completamente opposta e rafforza le aggiunte eufoniche (“ad'una”, “ad'argomenti”).
Procediamo quindi ad un'analisi ravvicinata delle forme, e di come corrispondano armoniosamente al contenuto che veicolano.
Il primo verso, che sembra volere sottolineare l'importanza di quello che si sta per dire, si chiude improvvisamente con dei puntini di sospensione. Quasi a intendere “sì, forse qualcosa di importante da dire in fondo c'è, ma non è questa l'occasione”. E si parte quindi subito con una robusta dichiarazione di principio di valore universale: la politica ha stufato. Facciamo attenzione alla precisazione: ha stufato in tutti i sensi. Il participio “stufato” viene così usato in tutta la sua pienezza metaforica: la politica ci ha stancati, certo, perché non ha altro da offrire che uno stufato. Adesso, a riprova di questa rabbia che pervade lo scrittore, le regole della sintassi sono argutamente mandate in frantumi. L'uso delle “è” diventa cruciale, il lettore impazzisce, lo coglie un senso di spaesamento, di frustrazione: hitler, berlusconi, la sinistra, il regime politico. È il caos politico trascritto. La sintassi stessa si è fatta metafora.
Successivamente, tra società orientate e fette affermate allo scoperto, si toccano i temi della finanza (la chiusura di società per ragioni ideologiche, le partecipazioni aziendali (“fette”) nonostante gli scoperti di liquidità). Ma il punto veramente di interesse è il “pò remoto”. S'è già detto dell'abolizione dell'apostrofo per indicare l'elisione, nonché dell'uso rivoluzionario degli accenti. Osservando l'assenza delle maiuscole prima dei nomi propri dischiuderemo la metafora squisitamente fluviale del “pò remoto”: il futuro sociale, già realizzatosi altrove, è, visto da Varese, come un “Po remoto”, raggiungibile ma invisibile corso al quale ogni altro, invariabilmente, porta.
La formazione marxista dell'Autore, manifestatasi nei richiami politici ed economici, nonché in una filosofia della storia che vede proprio in quest'ultima metafora del corso obbligato una sua felice espressione, si arricchisce di una testimonianza movimentista della metà degli anni '90 con l'insolito “kui” (non un “cui”, occorre precisare, ma un “qui”), ma raggiunge il suo culmine nell'esortazione, quasi gramsciana, se soppesiamo attentamente quella difficoltà al compattamento che altro non è se non il risvolto dell'egemonia, ad acculturarsi. Esortazione che, con quel saluto burlone, pare già riflessione intima tradotta in atto, come a riprendere quel filo di cose importanti da dire interrotto per noi.